Lampre, non fu doping di squadra Tutti assolti

Condanna (lieve) solo al farmacista Nigrelli «Restituita la dignità a campioni come Ballan»
Di Mattia Toffoletto

MANTOVA. Tutti assolti, per il giudice Giuditta Silvestrini non ci fu doping di squadra. Quello che era stato dipinto come il più grande scandalo del ciclismo italiano si è rivelato una bolla di sapone. Dopo sette anni di indagini e due di dibattimento, la sentenza di primo grado del processo incentrato sulla Lampre e il medico mantovano Guido Nigrelli ha smontato il castello accusatorio del procuratore capo Antonino Condorelli. Al tribunale di Mantova sono stati assolti 25 imputati fra cui l’ex campione del mondo Alessandro Ballan. Ma è la fine di un incubo anche per gli altri trevigiani Marco Bandiera, Marzio Bruseghin, Mauro Da Dalto e Mirco Lorenzetto. Nonché per il veronese Damiano Cunego, vincitore del Giro 2004 e di tre Lombardia. Stesso felice esito per il team manager Beppe Saronni, per il quale il pm mantovano aveva già chiesto l’assoluzione (come nel caso di Cunego).

Il processo, scaturito da indagini che si erano basate anche su intercettazioni telefoniche e ambientali, ha prodotto comunque due condanne: Guido Nigrelli, per il quale la richiesta era stata di 4 anni e 6 mesi e 60 mila euro di multa, è stato condannato a 8 mesi (pena sospesa), 7.000 euro di multa, pagamento delle spese processuali e sospensione dalla professione di farmacista per la durata della pena; il cicloamatore Sebastian Gilmozzi è stato condannato invece a 5 mesi e 4.500 euro di ammenda (richiesta di 1 anno e 6 mesi). Per gli altri imputati, è stata assoluzione con formula piena. Per Ballan, nello specifico, il pm aveva chiesto due anni di reclusione e 40mila euro di multa: riguardo all’ozonoterapia, pratica punita dalla giustizia sportiva con due anni di squalifica, è stato assolto in quanto “il fatto non costituisce reato”; in merito all’utilizzo di sostanze proibite, “perché il fatto non sussiste”. Condorelli aveva chiesto invece 20 mesi per Bandiera, Bruseghin, Bossoni, Caucchioli, Gavazzi, Manuele e Massimiliano Mori, Pietropolli e Ponzi. Accuse cadute come per Da Dalto e Lorenzetto, per i quali, al pari di Saronni, era stata già chiesta l’assoluzione. Circostanza che aveva fatto affiorare crepe importanti nell’impianto accusatorio, facendo crollare di fatto il teorema del doping di squadra.

«È una grande soddisfazione, è stato un lavoro lungo e impegnativo, ma ci abbiamo sempre creduto», commenta Fabio Pavone, legale di Ballan e Bandiera, «Questa sentenza restituisce un campione come Ballan al ciclismo italiano». Peccato sia senza squadra. «Il tribunale di Mantova rende giustizia a una squadra attiva nel ciclismo da quasi un quarto di secolo», la nota del team blufucsia. Per capirne di più, si attendono le motivazioni.

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