Spanio, il “dottore” supertifoso a 85 anni «Senza stadio soffro ma andremo in B»

Abbonato da anni, presente agli allenamenti e ai ritiri estivi «Adesso da recluso in casa ho il mio rito davanti alle tivù»

Stefano Volpe / PADOVA

Nella stagione più sofferta per gli appassionati costretti all’esilio forzato dallo stadio, i fedelissimi biancoscudati vivono un sentimento forte e contrastante. Da un lato la gioia per una squadra che continua a dare grandi soddisfazioni e sogna il ritorno in B, dall’altro la frustrazione per poterla ammirare solo da lontano. E così ci si arrangia come si può, per tenere viva questa grande passione.

Un caso emblematico è quello di Giancarlo Spanio. Per tutti “il dottore”. Non è solo un abbonato di vecchia data, un tifoso storico, un cuore biancoscudato. Per Giancarlo il Padova è la quotidianità. Fino allo scoppio della pandemia non si perdeva una partita allo stadio, un allenamento, una ritiro estivo. Sempre sul pezzo, sempre vicino alla squadra nel vero senso della parola. In tribuna o da bordo campo alla Guizza in compagnia della moglie Carla. Nonostante tutto e una carta d’identità che segna 85 anni.

«Il Padova mi manca tantissimo», confessa Giancarlo. «Mi manca lo stadio, mi mancano gli allenamenti e i contatti con i giocatori. Non vedo l’ora di poterci tornare. Quando hanno aperto per 1000 tifosi, per quelle due partite a ottobre, ovviamente sono andato all’Euganeo con mia moglie. Dovevamo stare a distanza ma almeno abbiamo placato la nostra astinenza».

Da recluso in casa come segue la squadra?

«Il rito è quello di guardare tutte le partite dalla mia mansarda, collego il pc a un televisore da 65 pollici. Così posso fare anche zapping tra Eleven Sport e le due trasmissioni locali che seguono il Padova in diretta, perché mi piace sentire i commenti degli opinionisti. E poi essendomi fatto l’abbonamento annuale mi guardo anche le avversarie. Ho visto il Ravenna contro la Samb, non sono messi bene. Per il 30 marzo, invece, mi sono già segnato in agenda il recupero tra Perugia e Fermana. Ho un archivio al pc dove il lunedì mi annoto tutto».

Ovvero?

«I tabellini, le pagelle del Mattino, i marcatori, come hanno segnato e le ammonizioni per tenere sotto controllo le squalifiche. Così resto sempre aggiornato».

Da dove nasce questa grande passione?

«Quando ho iniziato a lavorare come medico, a causa dei turni, potevo andare poche volte allo stadio, anche se spesso cercavo di scambiarmi con i colleghi. Così mi portavo la radiolina in ospedale per ascoltare la cronaca. Quando sono passato di grado e ho iniziato a decidere io i turni, prendevo il calendario del Padova e mi mettevo il giorno libero quando si giocava in casa».

A proposito di calendario, il Covid le ha tolto anche quello.

«Già, ormai era una tradizione ventennale. Ogni estate andavo in ritiro, fotografavo tutti i giocatori e lo staff e stampavo un calendario dove compariva la foto di ogni giocatore il giorno del compleanno, così mi ricordavo di fargli gli auguri. Poi ne regalavo una copia a tutta la squadra e alla dirigenza. L’ho fatto anche quest’anno, solo per me, ma con le foto scaricate da internet non è lo stesso».

La promozione può alleviare questa sofferenza?

«È quello che speriamo. Ho grande fiducia, siamo molto più forti rispetto a 3 anni fa quando vincemmo con Bisoli. E questo nonostante tutti ce l’abbiano con noi, basta vedere cos’hanno combinato a Mandorlini con le squalifiche. Sogno la B e di poter tornare allo stadio». —

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