Tennis, la storia fatta di legno Le 550 racchette di Fommei

Giocatore over 60 della Canottieri Padova le ha utilizzate in campo sino al 2000 Dalla Bancroft preferita da Borg in tek e palissandro alle Yamaha giapponesi



. Tennis che passione. In ogni senso. Oltre allo sport giocato, c’è anche chi è un appassionato collezionista dell’attrezzo attorno al quale gira questo sport, quello con cui si colpisce la pallina. Parliamo della racchetta. Molti di quelli che giocano le cambiano spesso e la cosa quindi non fa specie. Ma se invece delle racchette moderne, post 1975 anno dello spartiacque tecnologico, si collezionano racchette di legno?

E qui che entra in gioco, lo sport antico, quello autentico originale, fatto di fatica e tanta tecnica. Fatica perché le racchette prima del 1975 pesavano quasi il doppio di quelle moderne e, soprattutto, l’ovale era almeno 5 cm più stretto di diametro e quindi era più difficile colpire la palla. Le corde erano principalmente di budello naturale, mentre ora si gioca con corde in estruso sintetico, mono filo, multifilo ecc.

A quei tempi invece l’attrezzo metteva tutti più o meno sullo stesso piano. O sapevi giocare o non ti salvava niente e nessuno.

pezzi da catalogare

Testimone per collezione di quell’era è Massimo Fommei, giocatore Over 60 della Canottieri Padova che di racchette di legno ne ha ben 550. Lui alla racchetta di legno è affezionato. L’ultima usata da agonista per i tornei ufficiali l’ha riposta sul chiodo nell’anno 2000. È una Bancroft Professional, una specie di Mercedes delle racchette in legno, fatta di tek e palissandro (la racchetta di Borg quando giocava agli Us Open). Poi con l’avvento di Internet il collezionismo di Fommei s’è allargato da quelle utilizzate in carriera. Notti insonni per aggiudicarsi una racchetta Davis di un collezionista americano o una Yamaha da un giapponese gli hanno fatto fare l’ulteriore salto di qualità. Nel frattempo, mentre i negozi dismettevano quelle di legno per quelle in grafite, poi in alluminio ed ora in materiali compositi, Massimo Fommei passava a ripulire i magazzini di numerosi negozi. Tra un po’ si avvicina la pensione e Fommei avrà il tempo di inventariare, catalogare e dare una gloriosa esposizione, magari finalizzandola ad un museo della racchetta. Ci sono racchette con 12 strati di legno (tiglio, palissandro e balsa) che nelle notti dei tempi costavano cinque volte tanto quelle commercializzate in Italia, e venivano pagate in dollari all’epoca fortissima sulla nostra vecchia Lira. «Come la cenere del tempo non spegne il fuoco della passione» afferma Fommei «così si è risvegliata in me la nostalgia per i gesti bianchi, ovvero la purezza del tennis». ––

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