Accoltellato in cimitero, la figlia: «Siamo in ansia, papà ha perso molto sangue»
La testimonianza di una delle figlie dell’uomo di 76 anni colpito con un coltello al cimitero di Saletto di Borgo Veneto. Il rapinatore era stato controllato dai vigili poco dopo l’aggressione, non è escluso che l’accusa contestata diventi tentato omicidio

«Abbiamo avuto paura, il papà è al Pronto soccorso e lo stanno suturando, avrà bisogno di molti giorni di recupero». Una delle due figlie del 76enne è visibilmente provata da quanto successo al genitore. Arriva con il marito a riprendere la vecchia Clio di papà per riportarla a casa. Parla con il comandante della Polizia locale, Dargenio, ancora incredula di quel che è accaduto.
«Papà è rimasto ferito al mento e al capo, non ho ancora visto le ferite, fortunatamente erano superficiali anche se ha perso molto sangue». Poi se ne va di fretta, porta a casa la macchina e torna di corsa al capezzale del padre all’ospedale di Schiavonia.
Non sa ancora che i carabinieri sono già sulle tracce del rapinatore di papà. La foto segnaletica dell’uomo è stata fatta girare ai carabinieri di tutte le stazioni, anche del Veronese, e pure alle polizie locali della zona. Pare che il malvivente non avesse un complice visto che pochi minuti dopo i fatti è stato fermato da una pattuglia della Polizia Locale proprio a Saletto, a un posto di controllo per la viabilità.
Gli agenti avevano visto quell’uomo a piedi, trafelato, molto agitato e gli avevano chiesto i documenti. La rapina era appena stata consumata ma non era ancora stato lanciato l’allarme: impossibile collegare le due cose. Come ribadito, l’aggressore è stato fermato a Legnago. Si sta cercando di capire come abbia raggiunto il Veronese, sicuramente a bordo di una macchina, in autostop o con un complice.
I carabinieri della Compagnia di Este si sono messi sulle tracce dell’uomo e con il supporto dei colleghi veronesi sono riusciti a bloccarlo. A questo punto è stato informato il procuratore di Rovigo, Manuela Fasolato, che ha deciso per la misura cautelare. L’accusa potrebbe tramutarsi in tentato omicidio una volta che venga accertato il pericolo di vita della vittima. Le aggravanti contestate sono la minorata difesa, per l’età della vittima e per il luogo dov’è avvenuto, il cimitero, dove si pensa di essere protetti. La condotta prevista prevede una pena pesante: il quarantenne rischia da 7 a 20 anni di carcere.
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