“99 Homes”: perdere la casa e l’anima, l’America non fa credito

È la mostra dei supereroi, quelli evocati da “Birdman”e quelli che calano al Lido sotto mentite spoglie, come lo Spiderman Andrew Garfield o il cattivo anti-Superman, il generale Zod Michael Shannon, sullo schermo per “99 Homes” del regista di origine iraniana Ramin Bahrani. Aspettative importanti per lui, che si consolidano per buona parte nel delineare i contorni di vicende
miserabili e
torbide come sono state (e ancora sono, purtroppo) le conseguenze dei mutui Subprime e della bolla immobiliare del 2008: la scena del crimine è Orlando in Florida, ma potrebbe essere ovunque, negli States. Così anche a Dennis/Garfield, un giovane padre di famiglia, accade di perdere la casa, sfrattato da Mike/Shannon, agente immobiliare senza scrupoli che riceve soldi dallo stato e dalle banche per mettere in strada vecchi e giovani, famiglie e single. Per cercare di salvarsi, Dennis si mette al servizio del suo aguzzino, contribuendo a colmare il solco dello sradicamento esistenziale. Il patto mefistofelico sembra reggere nel borderline della legalità: ma come in una tragedia wagneriana, evocata anche dalla musica nel finale, gli eroi sono effimeri e soprattutto vulnerabili. E cadono in fretta. A fronteggiarsi le due concezioni originali del mondo americano, quella che “gli Stati Uniti non sono nati dai debiti, ma dal guadagno” e quella che invece, pur rivolgendosi all’etica della felicità e del successo, non possono prescindere dalla legalità. Il confronto scontro tra le due anime degli States tende a distorcere ogni visione “normale” della vita quotidiana, come la colonna sonora elettronica conferma per tutto l’arco dei 112’, decretando un effetto di straniamento in cui ricadono i protagonisti e forse anche il regista, ebbro e narciso del suo ottimo mestiere.
Michele Gottardi
Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova