«Acqua, gli aumenti in bolletta servono per migliorare le reti»

AcegasApsAmga prevede uno “scoperto” virtuale di 40 milioni a fine contratto Da qui il conguaglio e il rincaro per il 2021. «Massicci investimenti in corso»



L’aumento c’è, nessuno lo nega. Ma se la bolletta del servizio idrico oggi pesa di più, rispetto agli anni scorsi, è soprattutto per effetto degli investimenti infrastrutturali, che in qualche modo devono essere ripagati. Perché quella è la voce che incide sulle formule di calcolo della tariffa, a loro volta decise non dal gestore ma dall’Autorità di regolazione. Così AcegasApsAmga, che ha in affidamento il servizio per Padova e altri undici Comuni (dieci in provincia), replica al comitato Acqua bene comune che nei giorni scorsi aveva contestato i due “regali di Natale” fatti dall’azienda agli utenti: un conguaglio del 3,7% per le tariffe relative al 2020 e un aumento, sempre del 3,7%, per quelle in vigore nel 2021.



L’aumento c’è, in tutte le voci - acquedotto, fognature, depurazione - e sia nella parte fissa che in quella variabile. Qualche esempio: un residente che si mantiene nella fascia agevolata (fino a 72 metri cubi l’anno) nel 2019 pagava la parte variabile 0,37 euro al metro cubo e oggi la paga 0.40, mentre per la parte fissa prima pagava 15,33 euro l’anno e ora 16,48. Per la fognatura, un residente nel 2019 pagava la parte variabile 0,30 euro a metro cubo, nel 2021 pagherà 0,32 mentre la parte fissa è salita da 2,19 a 2,35 euro. Per la depurazione, infine, si è passati da 0,60 a 0,64 euro per la parte variabile, mentre la parte fissa è stata ritoccata da 4,38 a 4,71 euro.



E se il comitato attacca, sostenendo che AcegasApsAmga non ha fatto nessuno sconto agli utenti, neanche in piena emergenza Covid, la risposta dell’azienda è perentoria e smentisce questa accusa. «Tra il 2018 e il 2019 le tariffe avevano subito un decremento pari al circa il 20% rispetto al 2017», si legge in una nota diffusa dall’azienda del gruppo Hera. «Inoltre, con riferimento al 2020 e considerando un consumo di 150 metri cubi d’acqua, una famiglia di tre persone servita da AcegasApsAmga rispetto agli altri gestori del bacino ha pagato tra il 15 e il 30 per cento in meno». Il confronto, suggerito dal comitato, è soprattutto con Acquevenete che nel 2021 non ha aumentato le sue tariffe. E che peraltro ha in corso importanti collaborazioni con AcegasApsAmga, configurandosi più come alleato che come concorrente della multiutility padovana.



Come si determina la tariffa, è materia per esperti di matematica. Ma la formula non nasce negli uffici di AcegasApsAmga e non è figlia di scelte politiche. Semplificando all’estremo, si può dire che i costi del servizio, investimenti compresi, sono ripartiti tra gli utenti, con criteri di equità e di tutela per i nuclei familiari più numerosi. «Nel territorio di Padova, AcegasApsAmga è impegnata, in stretta collaborazione con il Comune, a realizzare un massiccio piano anti-allagamenti per mettere in sicurezza la città rispetto alle sfide dei mutamenti climatici». Il piano prevede 67 milioni di investimenti tra il 2020 e il 2023 per esempio in zona via Ippodromo, in via Crescini a porta Trento che - sottolinea l’azienda - «hanno già determinato una maggiore resilienza delle reti e un deciso miglioramento del loro assetto tecnologico, grazie alla digitalizzazione e alla diffusione su larga scala della manutenzione predittiva, in piena applicazione dei principi di economia circolare e degli obiettivi di sostenibilità globali Onu al 2030».



Questo piano ha un costo che pesa in bolletta. Così come un costo ce l’ha l’incremento degli investimenti previsti dal Bacino nel periodo 2020-2030: sono 39 milioni e non considera neppure la necessità di sostituire tanti vecchi contatori. Infatti nella “Istanza di riequilibrio economico e finanziario” che AcegasApsAmga ha presentato a inizio estate al consiglio di Bacino si prevedono, a fine affidamento, debiti non rimborsati per 40,8 milioni. Nascono da queste condizioni sia la richiesta di adeguamento tariffario, fatta dal gestore al cdB, sia la proposta di proroga dell’affidamento che sarebbe in scadenza tra il 2028 e il 2030, a seconda dei Comuni, e che AcegasApsAmga vorrebbe prolungare al 2036, così da aver modo di ripianare gli investimenti. Intanto quello “scoperto virtuale” di circa 40 milioni è stato spalmato sul periodo 2020-2023 sotto forma di conguaglio e restano ancora 16 milioni di euro che saranno recuperati, sempre nelle bollette, dopo il 2023 perché già adesso era stato raggiunto la quota limite di incrementi possibili fissato dall’Autorità. —

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