Al Castello Carrarese il Centro del restauro

Progetto internazionale da 2,4 milioni, patto tra Comune, Miur e Università La soddisfazione dell’assessore Colosaio: «È la pietra angolare per la rinascita»
Di Aldo Comello

Il Centro Internazionale del Restauro sorgerà al Castello Carrarese. Saranno attrezzati gli spazi dell’affascinante corte medievale dei signori di Padova. I locali prescelti si trovano nell’ala sud, al piano terra e al primo piano, proprio nell’area dove sarà staticamente rinsaldato l’ottocentesco oratorio di Santo Stefano in procinto di crollare. «Abbiamo corso il rischio», dice l’assessore alla Cultura, Andrea Colasio, «di essere tagliati fuori dall’iniziativa regionale sui centri di restauro che avrebbe favorito Verona e Venezia, lasciandoci a piedi. Ora, però, gli atti giuridici necessari sono stati compiuti e Padova entra nel gioco».

Il Castello appartiene al demanio pubblico dello Stato ed è consegnato alle cure del Ministero per i Beni e le attività culturali. Nel giugno scorso, in una lettera indirizzata a Ugo Soragni, direttore regionale per i beni culturali, a firma del sindaco e dell’assessore alla Cultura, il Comune esprimeva l’intenzione di utilizzare l’intero lato sud del Castello quale sede per la raccolta di design «Bortolussi» e come spazi espositivi per l’arte contemporanea. Soragni aveva risposto esternando l’orientamento favorevole del suo ufficio. Con questo vento alle spalle la giunta comunale ha approvato il 4 settembre scorso il progetto preliminare del Centro per il restauro. L’importo complessivo previsto è di 2 milioni e 440 mila euro. Sul tavolo c’è anche il bando regionale per la concessione di contributi. Alla stessa data la giunta comunale ha approvato la convenzione tra Ministero dei Beni Culturali, Università di Padova e Comune per la costituzione e la gestione del Centro di Restauro.

Nell’ambito del Centro si svolgeranno attività di ricerca, sperimentazione, studio, documentazione, consulenza al mondo produttivo e alla committenza storico-artistica. Sono previsti tre laboratori, uno per il restauro archeologico, un altro per il restauro di manufatti lapidei, un terzo per i dipinti murali. L’iniziativa rappresenta un volano di estremo interesse per l’occupazione giovanile, con un prezioso fall-out operativo sul tessuto produttivo in ambito di restauro. La direzione scientifica del progetto sarà assunta dall’Università di Padova. Un grosso lavoro di consulenza è già stato svolto dalle docenti Francesca Ghedini e Giovanna Valenzana, il referente per il Ministero è Vincenzo Tiné, soprintendente per i Beni Archeologici del Veneto. Va ricordato anche l’apporto di un privato di grande competenza come l’architetto Giorgio Socrate; il Comune, a cui spettano i lavori edilizi, ha messo in campo l’esperienza in materia artistica di Davide Banzato, direttore dei Musei Civici. Naturalmente c’è stata comunicazione tra il sindaco Zanonato e il Rettore Magnifico Giuseppe Zaccaria che ha dato il proprio appoggio. E’ questa la pietra angolare su cui appoggia la resurrezione del Castello precipitato dopo lo sfarzo carrarese nella più totale incuria e poi trasformato in carcere penale con gli impianti della Rizzato (cromatura e assemblaggio delle biciclette) che davano lavoro ai detenuti. Dopo il trasferimento del penale in via Due Palazzi, c’è stato il tormentato passaggio di competenze dal Ministero di Grazia e Giustizia a quello dei Beni Culturali che ha visto in prima fila Andrea Colasio, allora deputato in commissione cultura, nella difesa dell’antica struttura carica di storia.

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