Al liceo Maria Ausiliatrice si studiano le emozioni

Il progetto didattico, su cui hanno studiato i figli di Jobs, arriva dalla California L’obiettivo è educare a gestire gli stati d’animo. Un adesivo misura lo stress
Di Stefano Volpe

Alzi la mano chi immagina un liceo in cui i ragazzi entrano in classe con la gioia di imparare, non affrontano le interrogazioni con l’ansia di una catastrofe imminente e magari non prendono troppo in giro il compagno brufoloso. Utopia? Non per l’Istituto paritario Maria Ausiliatrice, che dal 2010 ospita in riviera San Benedetto il liceo economico-sociale e che ha presentato ieri il progetto didattico Social emotional learning (Seles), arrivato dalla California e sperimentato per la prima volta in Italia. Un progetto avviato dall’inizio di quest’anno scolastico dai 37 studenti delle due classi prime e che avrà un suo riscontro alla fine del biennio.

In parole povere le emozioni verranno trattate come materia scolastica, per potenziare nei ragazzi la consapevolezza di sé, la gestione delle emozioni e la definizione degli obiettivi da raggiungere. Come? Attraverso un laboratorio quindicinale, in orario scolastico, che coinvolgerà tutte le discipline. «Anche se porremo particolare attenzione alle competenze estetiche e a quelle legate alla composizione poetica», specifica il preside Michele Visentin «poesia e arte sono state bistrattate negli ultimi anni dalle varie riforme, ma possono avere un impatto forte nella vita emotiva dei ragazzi». I laboratori saranno curati da Six Seconds, un’organizzazione no-profit nata 46 anni fa nella Silicon Valley, dove è stata aperta la “Nueva scuola”, istituto che per primo ha sviluppato le competenze socio emotive e che ha ospitato anche i figli di Steve Jobs. «Ed è stato proprio il fondatore di Apple a spronarci a portare questo metodo in giro per il mondo», ha spiegato Massimiliano Ghini, dirigente di Six Seconds Italia. «Il nostro obiettivo è portare nel 2039 un miliardo di persone ad allenarsi allo sviluppo delle competenze socio-emotive».

L’istituto di riviera San Benedetto è il primo in Italia a provare questo metodo didattico, legato alle nuove scoperte nel campo della neuroscienza: «Perché a scuola impariamo tutto meno che come funziona l’essere umano dal punto di vista delle emozioni», continua Ghini. Lo scopo dei laboratori è quello di educare i ragazzi a lavorare sulle proprie emozioni e un primo assaggio è arrivato alla prima lezione quando gli studenti (entusiasti del laboratorio) hanno sperimentato Biodot, un piccolo adesivo che, a contatto con il polso, misura lo stato di tensione attraverso la temperatura corporea. Biodot è stato applicato ai ragazzi prima che effettuassero un questionario, con la tensione ovviamente alta e testimoniata dal colore dell’adesivo, che è cambiato una volta che la classe si è rilassata guardando un spezzone di un film scelto ad hoc. Questo è solo uno dei tanti metodi che, secondo Visentin: «Daranno vantaggi nell’apprendimento scolastico e prepareranno gli studenti ad essere degli adulti in grado di fare scelte consapevoli nell’arco della loro vita privata e lavorativa».

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