Al Policlinico di Padova auto ostaggio del park selvaggio. Disabile deve aspettare due ore
La macchina di una dipendente è stata bloccata dalla vettura di un collega. Intervengono i vigili, multa al trasgressore

Va a prendere l’auto a fine turno e, per l’ennesima volta, la trova bloccata da un altro veicolo, incautamente - e incivilmente - parcheggiato a fianco: lei, dipendente dell’Azienda ospedaliera disabile al 100%, deve per forza accostarsi con la carrozzina al lato guida, operazione resa impossibile dall’auto affiancata alla sua. Non è la prima volta che succede. E martedì 7 febbraio la giovane donna, stretta fra la rabbia e la disperazione, ha dovuto attendere due ore prima di riuscire ad andarsene dal parcheggio. Quello dei parcheggi nell’area ospedaliera di via Giustiniani è un problema ben noto.
Chiunque debba recarsi per una visita o un esame, sa che trovare un posto auto sarà un’impresa. Tanti sono costretti a farsi accompagnare, così mentre il paziente entra in ospedale, l’accompagnatore attende in auto, in doppia fila o in zone vietate alla sosta. Senza contare i disagi per la circolazione costantemente nel caos. Quanto accaduto martedì va oltre il disagio e infrange le regole della buona educazione, del rispetto e del senso civico.
A raccontare quanto accaduto è Massimo Vania, padre della dipendente dell’ospedale protagonista del caso: «Mia figlia mi ha chiamato perché era disperata. Ho voluto andare sul posto per rendermi conto e per cercare di risolvere la situazione. Per l’ennesima volta uscita dall’ufficio per tornare a casa, ha trovato la sua auto bloccata da un altro veicolo. La cosa assurda è che lei, essendo disabile al 100%, ha il parcheggio riservato, contrassegnato con le linee gialle, il cartello e tanto di targa personale. Insomma, nemmeno un cieco non può non accorgersi della situazione. Eppure anche stavolta qualcuno è riuscito a bloccare l’auto, parcheggiando la sua a fianco, dove ci sono le strisce gialle. Mia figlia deve forza accostarsi al lato guida con la carrozzina per salire in auto, e questo le era impedito».
Massimo Vania ha chiamato i vigili: «Sulle prime hanno detto che non potevano intervenire, dopo più di un’ora sono arrivati e abbiamo dovuto discutere ancora a lungo prima che si convincessero a chiamare il carro attrezzi. Pochi minuti prima che arrivasse, è giunto sul posto il proprietario dell’auto».
E qui la sorpresa è ancora più amara: «Mia figlia non poteva crederci quando ha visto che a fare quel parcheggio era stato un collega. Io mi sono sfogato, sarò stato anche scortese, ma davvero non ci ho più visto dalla rabbia» confessa Vania, «dalle 13.15, orario in cui ha staccato dal lavoro, mia figlia è potuta salire nella sua auto per tornare a casa alle 15 passate. E questo solo per la maleducazione e l’inciviltà di un collega».
Vania non ha nulla da ridire nei confronti dell’Azienda: «Anzi» sottolinea, «mia figlia ha il suo posto contrassegnato con la targa della sua auto, l’ospedale ha avuto ogni riguardo per la sua condizione e tutte le volte che abbiamo segnalato questi problemi la responsabile se ne è fatta carico. Ma nessuno può fare nulla contro questi incivili e a rimetterci sono i più deboli».
Se non altro l’autore del parcheggio selvaggio ora dovrà pagare la multa: «Una consolazione da poco» chiosa Vania, «mi auguro solo che episodi del genere non debbano accadere più, né a mia figlia né a nessun altro nella sua situazione».
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