Femminicidio di Abano, in aula le accuse di Zorzi contro l’ex moglie che ha ucciso

La difesa strampalata di Erik Zorzi in Corte d’Assise a Padova: «Quel giorno volevo fare sesso con lei». E poi le accuse alla ex compagna Nicoleta Rotaru: «Beveva e stava al cellulare»

Cristina Genesin
L’imputato Erik Zorzi in tribunale a Padova
L’imputato Erik Zorzi in tribunale a Padova

«L’ho abbracciata da dietro, tentando un rapporto sessuale... E lei continuava a dire “Erik ti prego smettila”... Aveva la bocca sul mio braccio, ecco perché si sentivano quei suoni».

Ennesima udienza del processo per il femminicidio avvenuto ad Abano Terme nell’estate del 2023: si arrampica sugli specchi Erik Zorzi quando, accampando scuse assurde, cerca di dare un’altra lettura alla drammatica agonia dell’ex moglie Nicoleta Rotaru, 37enne di origine moldava madre delle loro due bambine.

Un’agonia impressa in un file grazie a un’applicazione che lei stessa aveva scaricato sul suo cellulare e attivava quando c’era qualche lite con lui. Il motivo? Lo temeva. Aveva paura.

E, incalzato dalle domande dell’avvocata di parte civile Paola Menaldo che tutela le figlie della coppia con l’avvocato Michele Camolese («Lei nell’interrogatorio con il pubblico ministero non aveva mai parlato di rapporti sessuali» gli ha ricordato), lui ha abbozzato qualche risposta: «Pensavo che non sarei stato interrogato oggi... Ho dormito tre o quattro ore stanotte. Nel locale sotto a dove dormo (la casa circondariale di Padova dove è detenuto) ci sono stati tafferugli e una guardia è rimasta ferita...».

E poi: «Vorrei non continuare... E chiedo di risentire l’audio per intero».

Davanti alla Corte d’assise di Padova, è durato un paio d’ore l’interrogatorio di Erik Zorzi, il 43enne di Abano chiamato a rispondere di aver assassinato la moglie la notte del 2 agosto 2023 nel loro appartamento a Moteortone di Abano, in via Rocca Pendice. E di aver poi inscenato un suicidio.

Ma l’appuntamento in un’aula di giustizia è solo rinviato, anche se in quelle due ore con parole confuse e spesso contraddittorie, Zorzi ha accusato Nicoletta di tutto e di più («Beveva uno o due litri al giorno di vino... Stava al cellulare dieci ore... Eravamo separati ma non capivo cosa volesse fare delle nostre vite»), salvo ammettere di spiarla piazzando un dispositivo digitale (un mp4) qua e là per la casa, anche sotto il tappetino della sua auto: «Aveva cominciato lei... E l’ho fatto anche io per ricattarla».

Ma quando l’avvocato Menaldo ha tentato di riportare il racconto sulla notte dell’omicidio, Zorzi ha sempre cercato di cambiare discorso o di ribadire il tentato rapporto. «Quando mi dice “vai via maiale” (sono le parole di Nicoleta registrate nel file prima dell’urlo agghiacciante che segna l’aggressione e di singulti tipici di chi tenta di respirare ma non ce la fa), è perché ho tentato un rapporto con lei».

Nel frattempo nel corso del processo è emersa un’altra inquietante verità: nell'auto di Erik è stata trovata la foto della moglie rubata dalla sua tomba, come denunciato dalla madre di lei. A trovarla sono stati i carabinieri la mattina del 22 marzo 2023, il giorno in cui lo avevano arrestato sulla base di un’ordinanza di custodia cautelare chiesta dal pm Maria D’Arpa per l’omicidio della coniuge ormai separata.

L’uomo era stato bloccato proprio davanti al cimitero di Abano: Nicoleta era la sua ossessione.

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