Alcol, droga e risse a Padova fino a notte fonda: il prete scatta le foto e le pubblica in rete

PADOVA. Che abbia dormito bene oppure no, don Marco Cappellari, cappellano della Casa circondariale, la mattina si alza all’alba per fare una passeggiata. L’esito incerto del suo riposo notturno è strettamente collegato allo scenario che il sacerdote si trova davanti uscendo dal vescovado, dove alloggia. Ieri, stufo di trovare le piazze ridotte a un immondezzaio, ha fatto una cosa mai fatta prima: ha scattato sei o sette foto e le ha messe su Facebook. Accompagnandole con un post affilato, sul quale sono fioccati i like e i commenti: «Questo il risultato della civiltà, giovanile o meno, e delle notti dei fine settimana in città», ha scritto. «Anzi, di quasi tutte le notti padovane. Credo che divertirsi sia una dimensioni belle della vita, ma lo si può fare con altro stile e con più rispetto».

Due anni così
Non è stato un moto di rabbia, quanto semmai di dispiacere. E nel pomeriggio don Marco ha spiegato il senso del suo sfogo: «Da due anni alloggio al vescovado e, avendo la finestra che dà sulla piazza, ormai posso dire con certezza che qui si riesce a dormire solo tre o quattro notti alla settimana. Nelle altre ci sono schiamazzi e risse. In piazza si consumano regolarmente alcol e marijuana e il divertimento degenera, anche in modi che poi non emergono e dunque non sono tanto noti. Credo che sia ora di interrogarsi, dovrebbe farlo chi ha in mano l’amministrazione della città. E dovremmo farlo anche noi adulti, che evidentemente abbiamo trasmesso modelli sbagliati ai ragazzi».

Tutte le mattine
Don Marco di solito esce alle sei. E a quell’ora gli operatori hanno già pulito o stanno finendo il loro lavoro in centro storico. Ma quando, come ieri, anticipa di un quarto d’ora la sua passeggiata, lo scenario è quello che ha fotografato e messo su Facebook. «Io non sono contro il divertimento, davvero», dice.

«Non ce l’ho con i ragazzi perché vogliono stare insieme anche fino a tardi. E se vengo disturbato con i rumori, al limite il giorno dopo vado dal gestore di un bar e gli chiedo cortesemente se si può far qualcosa. Ma vorrei che riflettessimo su tutto questo. C’è chi si diverte e sporca, senza rispetto. C’è chi non dorme. E poi c’è anche chi - parlo degli operatori, pagati da tutti noi - la mattina deve pulire le piazze. Tutto questo è sintomo di un malessere. Io, come gli altri, avrei diritto di godere della mia città e di trovarla in condizioni dignitose. Il livello di degrado, invece, è diventato intollerabile e mi piacerebbe che se ne parlasse. Senza clamori, con responsabilità».
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