Allarme del Pd: «La Cancellieri indaghi sul crac di Edilbasso»

PADOVA. La crisi finanziaria ha travolto anche un big del mattone: la Edilbasso, che negli anni del boom fatturava quasi 60 milioni di euro con 180 addetti. Un’azienda che ha lasciato un’impronta indelebile con il Net Center di Aurelio Galfetti a Padova Est, scommessa immobiliare di una città che sognava un boom da metropoli europea, prima del terremoto dei «junk bond» che dagli Usa ha contagiato le banche bloccando le linee di credito alle aziende. Un colosso il cui declino ricorda la Grassetto-story di Ligresti, imbrigliata dalle inchieste di tangentopoli nel 1992-’93.
Ieri, nella sede del Pd, gli onorevoli Alessandro Naccarato e Margherita Miotto hanno illustrato l’interrogazione (firmata anche dal deputato Emanuele Fiano) che verrà presentata al ministro degli Interni Anna Maria Cancellieri. Al loro fianco anche il consigliere regionale Piero Ruzzante. La «notizia», come da procedura parlamentare, sta nelle ultime righe: secondo «gli interroganti suscitano particolare perplessità le modalità di attuazione del fallimento-liquidazione di Edilbasso e di Faber e il fatto che nella complessa vicenda siano coinvolte anche persone che hanno avuto un ruolo in episodi oggetto di indagini da parte della Procura di Milano».
Dopo aver illustrato con grande dovizia di particolari le tappe del crac, i tre parlamentari Pd lanciano un appello: «Il governo deve avviare tutte le procedure per prevenire il pericolo che le organizzazioni criminali, approfittando della crisi economica, acquisiscano il controllo di società in difficoltà finanziarie con l’obiettivo di alterare la concorrenza, conquistare appalti pubblici e riciclare denaro».
LA EDILBASSO-STORY. L’avventura parte nel 1976 a Loreggia e il 4 agosto 2011 la proprietà risultava così divisa: Bruno Basso (9.960.000 euro), Lidia Miolo (1.680.00 euro), Gianni Basso (360 mila euro) e dal 2007 la società ha creato anche le holding Parfin per l’immobiliare e So.im.cos per il Real Estate. Tra i grandi progetti, oltre al Net Center figura il complesso Maciachini a Milano. Nel 2010 il bilancio registrava un valore della produzione di 28.464.000 euro, una posizione finanziaria netta di 16.707.000 euro e una perdita netta di 33.437.000 euro. Attualmente l’azienda è sottoposta a procedura di scioglimento e liquidazione, come previsto dal decreto del tribunale di Padova del 21 e 25 luglio 2011 ai sensi dell’articolo 160 della legge fallimentare. Il concordato preventivo prevede la continuazione di parte dell’attività di Edilbasso con un contratto d’affitto di ramo d’azienda a favore di Faber Costruzioni Srl: canone di 60 mila euro per sei anni (fino al 2017). Naccarato, la Miotto e Fiano ricordano che «il ramo d’azienda oggetto di contratto è cirscoscritto a tre grandi appalti: la soppressione del passaggio a livello della linea Fs Mantova-Monselice nel comune veronese di Sorgà; l’appalto con la Usl 16 per la realizzazione della nuova piastra psichiatrica dell’ospedale S. Antonio di Padova; il termovalorizzatore di Cà del Bue a Verona, al centro di infinite polemiche.
LA FABER COSTRUZIONI. Costituita il 21 gennaio 2011 da Paolo Simion e Algisa Srl, ha subìto numerosi trasferimenti di proprietà del capitale sociale: una quota è stata ceduta anche a Giovanni Barone e un ’altra a Leonard Martin Myatt, residente a Birmingham, nel Regno Unito.
Segue poi l’elenco della galassia di società (Algisa e Immobiliare Milano) e si cita il ruolo di Adriano Cecchi, sindaco effettivo della Perego Strade e Perego Holding ora in liquidazione. L’altro personaggio è Giovanni Barone, anch’egli liquidatore della Perego Strade. Mansione svolta pure in Perego holding, Iris srl e Costruzioni Alpe.
Chi è Barone? I parlamentari Pd, nella loro interrogazione al ministro Cancellieri, scrivono che si tratta di una persona «coinvolta nell’inchiesta della procura di Milano sulla criminalità organizzata in Lombardia, che ha portato all’arresto di diverse persone, tra cui Salvatore Stangio, Andrea Pavone, Ivano Perego e Pasquale Nocera. Nell’ordinanza del 6 luglio 2010 del gip Giuseppe Gennari si precisa che Barone ha precedenti «di polizia per reati contro la pubblica amministrazione, oltraggio, resistenza e violenza, falso in genere, omessa custodia di armi». L’operazione battezzata Tenacia riguarda l’infiltrazione della n’drangheta nell’impresa Perego Strade Srl. Qui compaiono a diverso titolo sia Giovanni Barone che Adriano Cecchi, rispettivamente liquidatore e sindaco di Perego Holding. Gli stessi, oggi, rivestono un ruolo importante in Edilbasso-Faber.
IL TRIBUNALE DI MILANO. I tre deputati Pd citano ampi stralci dell’ordinanza del tribunale di Milano, in cui si descrive la prassi di conquista e liquidazione della Perego Strade da parte di elementi legati alla criminalità con l’obiettivo «di acquisire direttamente e indirettamente la gestione e il controllo di attività nel settore edilizio, movimento terra, ristorazione e acquisire appalti pubblici e privati avvalendosi della forza di intimidazione del vincolo associativo...».
Conclude Naccarato: «E’ necessario che tutte le istituzioni si impegnino per prevenire il rischio che la criminalità organizzata metta ulteriori radici nell’economia dell’Italia settentrionale».
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