Allia, confermati 17 anni di carcere per l’agguato nel capannone della LB di Bagnoli

Il trentenne di origini catanesi è stato condannato per l’omicidio di Francesco Mazzei nel 2017. Aveva atteso un dipendente e un suo amico con il fucile pronto
Belluco, Ag. Zangirolami. Bagnoli di s..Omicidio e 1 ferito grave alla ditta L. B. di Bagnoli in via Ottava Strada. Nella foto: i mezzi dei CC nascondono il punto dell’omicidio
Belluco, Ag. Zangirolami. Bagnoli di s..Omicidio e 1 ferito grave alla ditta L. B. di Bagnoli in via Ottava Strada. Nella foto: i mezzi dei CC nascondono il punto dell’omicidio

BAGNOLI. Confermata in Appello la condanna a 17 anni e 8 mesi per Benedetto Allia, imprenditore di 30 anni di origini catanesi e residente a Bagnoli. È stato riconosciuto responsabile dell’omicidio di Francesco Mazzei, calabrese di 38 anni, ucciso il 23 settembre del 2017 nel capannone dell’azienda L.B. in via Sesta Strada a Bagnoli. Nella stessa circostanza Allia ha anche ferito il suo ex dipendente, Yassine Lemfaddel, trentenne residente a Treviso e per molti noto come Vincenzo. Era quest’ultimo che Allia attendeva la mattina del delitto, ma sapeva che non si sarebbe presentato da solo.



L’agguato

Quello organizzato da Benedetto Allia fu un agguato: la mattina del 23 settembre 2017 l’imprenditore manda via gli operai dall’azienda. E si prepara per l’arrivo di Lemfaddel, che aveva lavorato per lui. Fra i due c’erano dei dissapori: Allia sapeva che alla L. B. l’ex dipendente non si sarebbe presentato da solo. L’incontro non prometteva nulla di buono: Lemfaddel, infatti, rivendicava il rinnovo del contratto e una serie di pagamenti da parte dell’imprenditore. Allia si fa trovare da Lemfaddel e il suo accompagnatore, Francesco Mazzei, con un fucile a canne mozze, risultato rubato nel 2015. Alla vista dei due Allia esplode quattro colpi: uno uccide Mazzei mentre sta cercando di scappare, un altro ferisce Lemfaddel. Lemfaddel riesce a fuggire, raggiunge la sua auto nel cortile e si ferma in una stazione di servizio per chiedere aiuto.

Movente oscuro

L’inchiesta, coordinata dal pubblico ministero Maria D’Arpa, non è riuscita a inquadrare il vero movente dell’aggressione, nonostante siano risultate concordanti le versioni dei protagonisti sui motivi dell’agguato. Tuttavia sono emersi nel corso delle indagini, rapporti di Allia e Lefaddel con un iraniano che risulta residente in Svezia. Questi aveva condiviso la cella con Salvatore Allia, padre di Benedetto (in carcere all’epoca per omicidio), ma aveva anche mantenuto rapporti con Lemfaddel e poche settimane prima dell’aggressione aveva avuto un incontro con un fratello di Allia. Nessun rapporto con Mazzei, invece: il calabrese caduto sotto la fucilata di Allia, lavorava da anni in un ristorante in Germania. Il suo ruolo, evidentemente, quella mattina alla L. B. di Bagnoli, doveva essere quello di rafforzare la posizione di Lemfaddel e, forse, intimorire Allia. Quest’ultimo, però, aveva evidentemente già previsto come sarebbe andata.

Condanna confermata

In primo grado il pubblico ministero aveva chiesto per Benedetto Allia una condanna a 18 anni per omicidio e tentato omicidio premeditati. Il gup Margherita Brunello aveva confermato nella sentenza i capi di accusa e anche la premeditazione. Quest’ultima, tuttavia, non è stata considerata ai fini del calcolo della pena in quanto ritenuta equivalente alle attenuanti generiche. Avendo scelto il rito abbreviato, Allia - difeso dal penalista Piero Longo - ha potuto beneficiare dello sconto di un terzo della pena. Ieri la sentenza di secondo grado che conferma in toto la precedente. —


 

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