Amazon il driver dei record è veneto, il segreto di Jerry: «Questo lavoro mi piace»

Lavora per una ditta di logistica che distribuisce esclusivamente i pacchi del sorriso: «Ho affinato la tecnica ed evito pure i morsi dei cani» 

LASTORIA

Con lui le consegne sono decisamente assicurate. A certificarlo è l’incetta di “pins”, le medagliette che Amazon consegna ai propri “driver” al raggiungimento di progressivi traguardi di efficienza. Fatto sta che, a sentire l’entusiasmo con cui parla del proprio lavoro, non è certo e solo il sistema di incentivazione aziendale a spingerlo ogni mattina a salire sul furgoncino e a fare del proprio meglio.

La sua, piuttosto, è una vera e propria vocazione. Il trentenne Jerry Lazzarin, arrivato dalle Filippine quando era ancora in fasce, è stato adottato da una famiglia del posto ed è un piovese doc, cresciuto e ancora residente nel quartiere di Sant’Anna. Le sue abilità professionali lo hanno portato a essere, numeri e statistiche alla mano, tra i migliori fattorini di cui la multinazionale dell’e-commerce si avvale attraverso una rete di piccole aziende di logistica cui Amazon, ormai con accordi in esclusiva, affida la consegna della merce.

Record

In Veneto i fattorini sono circa 400 e fanno tutti riferimento a due magazzini di smistamento, quello padovano di Vigonza e quello di Verona. Guadagnano mediamente 1.400 euro al mese, poi però ci sono incentivi e bonus. «Il mio record in un giorno», esordisce senza vantarsi più di tanto Jerry, «è stato di 175 fermate per consegne. A prescindere dai record però, cerco ogni giorno di dare il meglio di me e raggiungere i risultati che mi pongo».

Lazzarin lavora per la distribuzione di Amazon da più di tre anni, da quando, prima che i pacchi iniziassero a essere consegnati, era stato preventivamente necessario geolocalizzare il territorio per creare gli algoritmi utili a delineare e ottimizzare giornalmente le modalità di consegna degli ordini.

«Lavoro», continua Jerry, «dal martedì al sabato. Alla mattina arrivo in deposito alle 7. 15, trovo il carrello con il carico e, superati i controlli di sicurezza, dopo un’ora sono in strada. Di solito finisco intorno alle 17. Negli ultimi mesi mi occupo della zona del Piovese e del limitrofo veneziano. Preferisco decisamente lavorare “in campagna”, percorrere più strada ma non trovarmi imbottigliato nel traffico e nel caos della città». Verrebbe spontaneo pensare che nell’ultimo anno, per la pandemia, il carico di lavoro sia notevolmente aumentato. «Non per me, forse per chi se la prendeva più comoda», confessa con un mezzo sorriso, «sono sempre stato dinamico e veloce. Quindi per me le cose non sono cambiate di molto. È cambiata però la clientela, con molte più persone che adesso usufruiscono delle consegne».

Jerry non passa inosservato, con il suo capellino che è diventato ormai il suo segno distintivo. Le consegne più difficili? «Quelle che avvengono quando il cliente non è a casa. Ho però affinato un mio metodo per non perdere tempo: non mi perdo d’animo e cerco subito un bar o un negozio, dove trovare informazioni utili. Poi bisogna fare i conti con i civici che mancano o sono scombinati, per non parlare dei condomìni e dei loro citofoni. L’esperienza aiuta, anche a evitare di essere morso da qualche cane».

Soddisfazioni

Al netto di qualche inevitabile inconveniente, le soddisfazioni non mancano. «I clienti più gentili», dice, «sono generalmente gli anziani. Sono sempre educati e simpatici. Molti hanno imparato a conoscermi e qualcuno mi lascia anche qualche piccola mancia. Personalmente, essere riconosciuto e stimato, mi gratifica molto».

Mai pensato di cambiare lavoro? «Qualche pensiero l’ho fatto, ma alla fine mi sono sempre reso conto che questo lavoro mi piace, difficilmente lo cambierei con un altro. È impegnativo, ma mi permette di avere anche molte soddisfazioni. Non mi vedrei a fare altro in un prossimo futuro. Lo faccio con entusiasmo, mi permette di conoscere tanta gente e ogni giornata può essere vissuta come una nuova stimolante avventura». —



© RIPRODUZIONE RISERVATA
 

Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova