Amici del Selvatico 200 firme illustri «Rimanga scuola»

Domani la prima assemblea della nuova associazione  voluta e promossa da Armano, Molino e Attardi

«È indispensabile la piena funzionalità del Selvatico, di cui è auspicabile non solo il recupero e il miglior adeguamento dell’edificio ma anche l’attività scolastica e culturale futura». L’istituto d’arte di largo Meneghetti va subito ristrutturato perché torni ad ospitare la “fucina” degli artisti padovani: l’appello è lanciato, già sottoscritto da oltre 200 personalità illustri della città. Domani alle 17.30, in un posto simbolico come la “rotonda” voluta dallo Jappelli per quello che era il primo macello cittadino oggi diventato liceo artistico, si terrà la prima assemblea dell’associazione “Amici del Selvatico”, fortemente voluta e promossa da Elio Armano, Luisa Molino e Luisa Attardi. «Uno strumento per rendere trasparente e democratica la ristrutturazione di un edificio che è nel cuore di molti padovani. Ma anche per aprire una riflessione più generale sulla città», sottolinea lo scultore.

Duecento sottoscrittori. E che il Selvatico sia caro non solo a chi l’ha frequentato ma a tantissimi padovani, lo dimostrano le oltre 200 firme raccolte in poche settimane, mentre si sviluppava il dibattito su un edificio divenuto “pericoloso” per l’attività scolastica tanto che la Provincia, nel settembre scorso, decise di spostare le classi nella succursale di via Belzoni e nella nuova sede all’ex centro Bentsik di via Manzoni. Le prime sottoscrizioni perché l’edificio jappelliano resti la scuola d’arte della città sono arrivate dal disegnatore satirico Altan, ma anche da tre ex rettori del Bo come Vincenzo Milanesi, Gilberto Muraro e Giuseppe Zaccaria. E ancora: il designer e architetto Gaetano Pesce che esporrà nelle prossime settimane il meglio delle sue opere in Palazzo della Ragione; il fotografo Giovanni Umicini e il produttore cinematografico Francesco Bonsembiante. Nutrita rappresentanza anche di docenti del Bo: Stefano Allievi, Marco Almagisti, Giovanna Baldissin, Alessandro Ballarin, Guido Bartorelli, Jacopo Bonetto, Giorgetta Bonfiglio Dosio, Saveria Chemotti, Sergio Durante, Carlo Frateschi, Carlo Fumian, Gianmario Guidarelli, Oddone Longo, Giuliana Mazzi, Elisabetta Saccomani, Monica Salvadori, Elena Svalduz, Alessandro Tessari, Andrea Tomezzoli, Federica Toniolo, e Stefano Zaggia. Dal punto di vista politico c’è anche la sottoscrizione di Alessandro Zan, l’unico deputato Pd eletto nel Padovano alle scorse elezioni, che però dato il carattere apolitico dell’iniziativa si firma soltanto “ex studente del Selvatico e ingegnere”. Tantissimi anche gli architetti, a partire dalla presidente dell’ordine Giovanna Osti. E quindi i tanti orafi, scultori, critici d’arte che al Selvatico si sono formati, con in testa l’intera associazione del gioiello contemporaneo. Un appello sottoscritto anche da molti docenti ed ex docenti dell’istituto e dalle famiglie di due grandi personalità scomparse legate al Selvatico: il preside Giulio Bresciani Alvarez e il fondatore della scuola orafa padovana Mario Pinton.

Un progetto al più presto. Per il Selvatico adesso serve un progetto definitivo (e poi esecutivo) di ristrutturazione dell’edificio, la cui “appendice” prefabbricata costruita negli anni ’60 non dovrà essere abbattuta anche se sorge praticamente sulle Mura cinquecentesche, grazie al via libera della Soprintendenza. Nell’assemblea costitutiva di domani pomeriggio si approverà lo statuto e si eleggeranno i dirigenti della nuova associazione. Ma soprattutto si faranno richieste concrete alle istituzioni: «La scuola ha contribuito e contribuisce non poco alla fisionomia della città con la sua ricca tradizione di formazione artistica e culturale nota anche fuori dai confini nazionali – si legge nell’appello – Il recupero e la piena funzionalità vanno raggiunti nei tempi più brevi e con la trasparenza e l’indispensabile coinvolgimento della cittadinanza, insieme con gli studenti e i docenti, e ciò a partire dalla progettazione più qualificata e rigorosa».

I fondi. Se per il Selvatico manca un progetto, non mancano (fortunatamente) i fondi. È stata la Fondazione Cariparo a rispondere per prima all’appello lanciato da Comune (proprietario dell’edificio) e Provincia (gestore dell’istruzione superiore) per il restauro: dall’ente di piazza Duomo è arrivato un milione e mezzo. Poi anche il sindaco Sergio Giordani ha garantito che farà la sua parte (1,2 milioni), e così anche il presidente della Provincia Enoch Soranzo. Infine altri 950 mila euro sono arrivati dal Ministero dei Beni culturali nell’ambito degli investimenti per la messa in sicurezza del patrimonio culturale: i soldi sono stati però stanziati nel 2020 per permettere il completamento della progettazione e l’avvio del cantiere.



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