Antimafia, Ebg Group perde il ricorso

Il Tar boccia l’impugnazione del Consorzio che fa capo a Messina e che ha rapporti con Real Europe di via Savonarola



«Tutti i consorzi risultano avere collegamenti certi e comprovati con soggetti appartenenti o contigui ad associazioni criminali di tipo mafioso». Il Tar dell’Emilia Romagna disegna un intreccio di interessi e rapporti commerciali che allunga l’ombra della mafia su Padova e Treviso. Sono operatori economici riconducibili tutti a una stessa famiglia, quella di Nicola Messina – nato in Germania, e ora residente a Padova – che a Treviso ha aperto un negozio in piazza San Vito e acquistato immobili e che ora si trova al centro delle attenzioni della Prefettura di Bologna e dell’Anac.



Messina è amministratore unico del Consorzio Stabile Ebg Group destinatario nel maggio del 2020 dell’interdittiva antimafia firmata dalla Prefettura di Bologna, città in cui ha sede legale il consorzio, che possiede anche un ufficio a Treviso in viale Luzzatti. Il provvedimento è stato impugnato al Tar dopo l’esclusione dell’Ebg Group dall’appalto per il recupero di una porzione dell’ospedale civico a Calatafimi Segesta (Trapani). I giudici del tribunale amministrativo hanno respinto le richieste del consorzio, e anzi hanno disegnato un quadro di interessi e rapporti che ha base a Padova e Treviso e lo collega ad associazioni mafiose.

Per i giudici Ebg Group è legato “da una fitta rete di interessi, cointeressenze e rapporti economici e parentali” ad altri tre Consorzi Stabili: Ebg, La Marca ed Europe Group. Quest’ultimo con sede a Padova in via Savonarola e con un ufficio a Treviso in via Botteniga è già noto: è stato oggetto di un’altra interdittiva antimafia, ed è amministrato dalla trevigiana Valeria Cacciolato, 40 anni, candidata nel 2018 a sostegno del sindaco Mario Conte.

Il Consorzio La Marca invece ha sede a Treviso in viale Nino Bixio, ed è amministrato da Jessica Messina, figlia di Nicola Messina, che è succeduta ad inizio 2019 a Nicoletta Pozzobon, moglie dello stesso Messina, un nome questo che tornerà successivamente. L’Ebg invece oggi ha come presidente del consiglio di amministrazione Giuseppe Lombardo, 67enne di Alcamo (Trapani), che è stato preceduto da Mariano Melia e proprio da Nicola Messina stesso. La sede anche in questo caso è a Bologna, ma il Consorzio conta anche su un ufficio a Treviso in via Podgora.

I tre consorzi stabili, rappresentando una serie di aziende ad essi affiliate, hanno ottenuto diversi appalti in tutta Italia, nel settore dell’edilizia. La Marca per esempio ha lavorato ad Agrigento e al porto di Pesaro, mentre Ebg Group ha dovuto scontare l’esclusione da alcuni appalti di amministrazioni pubbliche proprio a causa dell’interdittiva antimafia.



Per i giudici sulla possibilità che per i tre consorzi sussista “il pericolo di condizionamento da parte della criminalità organizzata”, non ci sono dubbi. Tanto che il Tar, citando l’interdittiva della prefettura, collega due società che hanno fatto parte delle rete di queste consorzi - una con sede a Casapesenna, e l’altra a Messina - ad un boss dei casalesi. In particolare i giudici si riferiscono al passaggio di queste due società da un consorzio ad un altro: “risulta evidente”, si legge nella sentenza, “l’ulteriore illecito scopo derivante dalla comune gestione di più imprese consortili da parte di un unico centro di interessi, costituito dalla possibilità di continuare ad avvalersi delle prestazioni di una o più imprese, mediante il passaggio di queste da un consorzio colpito da misura antimafia ad altro consorzio, che invece può agire liberamente sul mercato”.

Le due società “traslocate” inoltre sono amministrate da due fratelli, uno segnalato dalla Questura di Napoli per associazione di tipo mafioso, l’altro indagato dalla Dda di Napoli, in quanto è emerso, dall’operazione “Sistema Medea” che “era uno degli imprenditori di Casapesenna di fiducia di uno storico capo del clan dei casalesi”, tanto da offrirgli rifugio durante la latitanza. —



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