Antiquario di lusso per rilanciare piazza De Gasperi
La scommessa dell’architetto Burroni nella zona dei negozi stranieri: «Abituato alla multietnicità, qui si può vivere»

BASCHIERI-AGENZIA BIANCHI-PADOVA-STUDIO ARTISTA ANDREA BURRONI, PIAZZA DE GASPERI. ANDREA BURRONI
STAZIONE. Da New York, Londra e Parigi a piazza De Gasperi, al civico 14. L’architetto Andrea Burroni, uno tra i più noti art designer della penisola, ha aperto il suo nuovo àtelier in una delle zone considerate tra le più degradate della città, da anni distretto delle macellerie islamiche e di attività commerciali gestite da immigrati, asiatici e nordafricani. «Alla multietnicità ci sono abituato», osserva Burroni. «Abito in piazza De Gasperi da tre anni e non lo trovo un luogo da evitare e da non viverci. Per me ha sempre avuto un valore aggiunto visto che è a cinque minuti a piedi dalla stazione e dista solo 800 metri dal cuore di Padova. In più abbiamo anche la fermata del tram».
Nel nuovo àtelier Burroni custodisce anche opere e pezzi rari, raccolti, nel tempo, nei posti più disparati del mondo, leggi opere di Alberto Biasi, Antonio Niero, Neri Pozza, Emilio Vedova, Sara Campesani e rarissimi vetri di Murano firmati da Seguso e Venini. Ed ancora un bar a caminetto degli anni ’40, poltrone degli anni ’40 e ’50, ceramiche e maioliche ormai introvabili, busti in marmo alabastrino e quadri di tutte le epoche. L’àtelier è stato inaugurato mercoledì sera con una vernissage spettacolare, a cui hanno preso parte il nipote di Dior, la marchesa De Buzzacarini, Chiara Berti, arrivata apposta dalla Toscana, titolare dell’Antico Setificio Fiorentino, e numerosi imprenditori, professionisti e commercianti. «Per noi che lavoriamo o viviamo in piazza De Gasperi l’apertura di un’attività di questo livello è una notizia che ci rallegra e ci dà buone speranze per il futuro», sottolinea Carlo Polito, titolare del bar Alternativa, «erano anni che una bella attività non apriva i battenti qui. Non è giusto che in questa piazza le amministrazioni comunali precedenti abbiano lasciato che aprissero solo kebab, macellerie islamiche e negozi stranieri. Le attivività commerciali di questo tipo vanno governate e controllate peridiocamente. In caso contrario si creano ghetti destinati a peggiorare la qualità della vita di tutti».
Felice Paduano
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