Appalti militari sospetti: nuova inchiesta

La Guardia di Finanza nella sede del V Reparto Infrastrutture dell’Esercito per acquisire documenti su lavori e forniture
Di Cristina Genesin

Scavi da una parte, e ti ritrovi con un altro argine che frana per sputare melma e fango. Ecco quello che è successo agli investigatori impegnati nell’inchiesta Pantano sulla gestione inquinata degli appalti pubblici, destinata a coinvolgere anche un ufficiale dell’esercito, il tenente colonnello padovano Roberto Lasalvia finito agli arresti domiciliari lo scorso 21 ottobre. Investigatori (la Guardia di Finanza di Padova) che, la scorsa settimana, si sono presentati nella sede del V Reparto Infrastrutture dell’Esercito con sede in Riviera San Benedetto 8: in mano un decreto del pubblico ministero Sergio Dini che li autorizzava ad acquisire una consistente mole di documentazione amministrativa, in testa una sfilza di ipotesi di reato che vanno dalla corruzione all’abuso d’ufficio, pur non essendo stato iscritto ancora alcun nominativo nel registro degli indagati.

C’è una nuova inchiesta che ruota attorno all’operato di quegli uffici dove è notevole il giro di soldi pubblici erogati dal Ministero della Difesa. Uffici strategici perché competenti a seguire le manutenzioni, gli interventi edilizi e tutte le forniture amministrative per le strutture militari dell’esercito nel Nordest, dal Friuli al Veneto al Trentino Alto Adige. Uffici, appunto, nei quali lavorava Lasalvia, con funzioni di “capo ufficio alloggi” del V Reparto Infrastrutture, nonchè di preposto alle fasi procedurali delle gare e dell'affidamento dei lavori, soprannominato nelle intercettazioni telefoniche di alcuni imprenditori “mister 10 per cento” perché si faceva corrispondere il 10 per cento dell’importo dei lavori assegnati. Stavolta è un’altra storia. Ma, forse, la musica rischia di essere la stessa?

Al vaglio delle Fiamme Gialle le pratiche con “puzza” di irregolarità passate sulla scrivania del tenente colonnello Lasalvia. E pure quelle seguite da altri ufficiali e sottufficiali in servizio nel V Reparto. Pratiche che riguardano l’assegnazione di lavori tramite appalti o addirittura solo con trattativa privata. E che riguardano la discutibile gestione di fondi ministeriali per pagare forniture varie, dalla cartoleria alle strumentazioni informatiche in dotazione nelle varie caserme e nelle strutture militari del Triveneto. Tutto adeguatamente ricompensato con regalie varie ai militari con gradi differenti, competenti a decidere oppure soltanto in grado di accelerare o meno una fascicolo. Una “mala gestione” finita sotto la lenta d’ingrandimento della magistratura padovana non a caso: la procura ha ricevuto diversi esposti dopo la pubblicazione dei primi articoli sull’inchiesta Pantano. Qualcuno, che è risultato molto ben informato, ha trovato il coraggio di prendere carta e penna e di indicare più che un sospetto.

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