Arcella, addio allo storico patronato

ARCELLA. Dopo lo storico cinema (abbattuto nell’aprile 2009), anche per il patronato di Sant’Antonino sta per suonare l’ultima campana. Lunedì mattina via libera a gru e ruspe: sotto i calcinacci dello storico stabile di via Bressan rimarranno decenni di ricordi.
Mezzo secolo di storia: dopo i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale, il Patronato Maschile fu riedificato nel 1946 su iniziativa del parroco padre Ludovico Bressan. E diventa il fulcro della vita del quartiere Arcella, dagli anni ’50 in rapida esplosione edilizia fino ad essere una “città nella città”. Luogo di ritrovo, punto di riferimento di associazioni culturali, religiose e sportive: figure e fatti, contenuti nelle considerazioni della gente che ha vissuto la “sua parte” di quel patronato che verrà abbattuto.
Generazioni in movimento. «La nascita del patronato è stata un’intuizione geniale», osserva Leopoldo Saracini, presidente onorario dell’associazione “Amici dell’Arcella”, «senza non si sarebbe sviluppata un’identità di quartiere. Senza ci sarebbe un’Arcella diversa». La vita intorno alle mura del centro parrocchiale è stata negli anni sempre più intensa: «Ricordo che coloro che scendevano dal treno di ritorno dal servizio di leva», prosegue Saracini, «prima ancora di recarsi a casa passavano per il patronato a salutare gli amici. Fino agli anni ’70 è stata la casa degli arcellani: anche Lello Scagnellato, indimenticata bandiera del Calcio Padova, era molto legato alla parrocchia. Una presenza importante, teneva d’occhio le promesse calcistiche e organizzava eventi, portando il Padova a giocare amichevoli sul campo di via Bressan».
Il nuovo centro ricalcherà le dimensioni del precedente: «La parte più vecchia del complesso che sarà abbattuto nei prossimi giorni», spiega il parroco, padre Giancarlo Zamengo, «fu costruita con materiali di fortuna, perfino vecchie rotaie. I segni del tempo si erano fatti troppo evidenti, era necessario riprogettarlo. Il patronato è il luogo di coesione più importante e vuole guardare con fiducia al futuro».
Francesco Cocchiglia
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