Atterraggio d’emergenza Il volo-choc di un’estense

ESTE. Prima il ritardo di cinque ore nell'imbarco, quindi l’atterraggio di emergenza a Lisbona con tanto di scoppi e fumo e poi l’odissea durata oltre quindici ore prima di poter ripartire. La vacanza a Tenerife si è trasformata in un vero e proprio incubo per i duecento turisti - quasi tutti veneti - che, lunedì sera, si sono imbarcati nell’aereo che dall’isola delle Canarie avrebbe dovuto atterrare a Verona in poco più di cinque ore. Tra gli sfortunati utenti del volo c’era anche Marta C., 31 anni di Este, in vacanza a Tenerife con alcune amiche. Il volo era della compagnia Neos e la giovane estense era arrivata in Spagna grazie ad Alpitour. «La prima anomalia è stato lo strano imbarco, avvenuto peraltro con mezz’ora di ritardo» racconta Marta «Siamo arrivati con il pullman fino all’aereo ma dal velivolo qualcuno faceva cenno di “no” e siamo ritornati indietro, senza alcuna spiegazione». I turisti hanno dovuto attendere fino a mezzanotte e mezza per salire finalmente in aereo: «Le hostess erano stranamente agitate, poco sorridenti, protagoniste anche di numerosi errori nelle ordinazioni dei pasti» racconta la trentunenne «Non c’era un bel clima. All’1.30 ci è stato comunicato che l’aereo avrebbe dovuto compiere un atterraggio di emergenza a Lisbona. Mi sono affacciata al finestrino e mi sono accorta che l’aereo volava praticamente a pelo d’acqua: vedevo le onde incresparsi! Ho avuto molta paura».
Il timore è quindi lievitato in fase di atterraggio: oltre all’impatto brusco al suolo, qualcuno ha avvertito fumo dalla sala comandi e odore di bruciato nella parte anteriore del mezzo. Come se non bastasse il terrore per quegli attimi, per Marta e gli altri duecento passeggeri è cominciato un altro calvario, quello dell’attesa per un nuovo volo per Verona. «Non si è visto praticamente nessuno fino alle 9 di mattina, quando in aeroporto è arrivato un rappresentante dell’ambasciata. Lo abbiamo chiamato noi, perché dove eravamo stati sistemati - nello spazio check-in - non c'erano che poche sedie e con noi c’erano disabili, anziani e bambini». Unica “concessione” ai malcapitati turisti - le cui spiegazioni sono arrivate solo alle 17 - sono stati due voucher per colazione e pranzo: poca roba rispetto al disagio patito e soprattutto alla notte insonne a terra, tra asciugamani e zaini. E per di più col timore che si dovesse volare con lo stesso aereo disastrato. Alle 17.30 la Neos ha messo in pista un nuovo velivolo, concludendo così l'odissea dei suoi duecento passeggeri. Che ora hanno annunciato di voler ricorrere a vie legali e rimborsi.
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