Autotrasportatori dal giudice

«Vogliamo uscire dalla logica del ricatto». Cna dichiara guerra ai committenti

Fare uscire l'autotrasporto dalla logica del ricatto per riportarlo su livelli di contrattazione virtuosa. Con questo obiettivo, decine di piccoli autotrasportatori hanno deciso rivolgersi al giudice per chiedere il rispetto dei costi previsti dalla legge. Una vera e propria rivolta partita da Padova, dove Fita Cna, che rappresenta circa il 70% dell'autotrasporto locale, ha dichiarato guerra ai committenti che, per ridurre le spese, ricattano quotidianamente gli artigiani. Col sistema: «Prima ti davo 100, ora te ne do 70, prendere o lasciare». A venire in soccorso ai trasportatori c'è la normativa dello Stato. L'articolo 83 bis (legge 112/2008) stabilisce i costi minimi per il trasportatore, basati su carburate, manutenzione del veicolo e riposo dell'autista. Se il committente paga meno, va contro un interesse pubblico fondamentale: la sicurezza stradale.

«L'autotrasportatore», spiega Walter Basso, responsabile della categoria Autotrasporto Fita Cna di Padova, «può ricorrere a un avvocato per intraprendere un percorso civile rapido ed efficace». E l'avvocato, nella fattispecie Pierpaolo Bugarella, chiede al tribunale di emettere un decreto ingiuntivo provvisoriamente esecutivo, un sistema rapido per obbligare i committenti a pagare la differenza tra i costi previsti per legge e la somma pagata. In pochi mesi, questo meccanismo ha funzionato decine di volte. «Per una piccola azienda», dice Rosario Giardina, delegato del settore container, «la differenza è in media di 35mila euro l'anno». E le piccole aziende nel territorio provinciale sono migliaia. Gli autotrasportatori iscritti all'albo sono 2.500, il 77% delle quali è costituito dai imprenditori con meno di 5 mezzi e circa la metà da proprietari di un solo veicolo. Giardina è uno dei promotori di quella che definisce con orgoglio «una battaglia di civiltà». «Avremmo voluto che il mercato si riequilibrasse», dice Basso, «ma così non è stato. Nell'agosto scorso sono state introdotte pesanti sanzioni a danno del committente. Quindi, come associazione di categoria, abbiamo intrapreso anche la strada degli esposti alla Guardia di Finanza e all'Agenzia delle Entrate». Così le imprese scorrette non solo devono pagare la differenza, ma anche le sanzioni. «Abbiamo investito molto in questa battaglia», dice il presidente Cna Guerrino Gastaldi, «perché Fita è uno dei nostri fiori all'occhiello, supportato da forti professionalità».

Madina Fabretto

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