Aya, uno struggente rito islamico
La bimba travolta dal treno è stata salutata ieri dalla comunità marocchina

IL RITO FUNEBRE. Il toccante momento d’addio da parte dei genitori prima della chiusura della bara e i partecipanti al saluto islamico organizzato a Este. Sotto la foto di Aya tra i fiori
ESTE.
La piccola bara di Aya è posata a terra. Dentro il corpicino della bimba è avvolto da un telo candido. Il suo capo è rivolto verso La Mecca. Attorno a lei, una ventina di musulmani pregano in silenzio intervallando le meditazioni ad un accorato «Allah Akbar», ossia «Allah sei grande», ripetuto per cinque volte. Anche le donne, mamma compresa, pregano, ma solo a qualche passo di distanza dai mariti. L'addio ad Aya Kouiss, la bimba di 22 anni investita domenica scorsa da un treno a Saletto, si è attenuto ai più tradizionali dettami islamici, lasciando inevitabilmente spazio a commozione e lacrime. La famiglia e i conoscenti della bambina, una trentina in tutto, sono arrivati alle 8.30 nella camera mortuaria dell'ospedale di Este. Qui due donne musulmane hanno lavato e profumato il corpicino di Aya, che poi è stato avvolto da un telo bianco. Per i fedeli islamici la preparazione dei defunti, a differenza della nostra cultura, deve essere affidata a persone legate alla persona morta, e comunque di fede musulmana. Ad un certo punto le due donne hanno avuto bisogno di un aiuto, e si sono offerti alcuni parenti dei Kouiss, che però prima di entrare dalla piccola si sono premurati di cercare un rubinetto per lavare le proprie mani. Una purificazione fondamentale. Dopo l'ultimo bacio concesso a papà Hicham, mamma Zakia e ai parenti della bimba, si è passati alla cerimonia d'addio. La bara bianca di Aya è stata posta sopra l'erba, tra gli alberi, e Hicham si è premurato che il capo della figlia fosse rivolto verso La Mecca, culla della tradizione religiosa musulmana. Gli uomini si sono quindi disposti in due righe e, guidati da un imam in tunica bianca, hanno meditato per qualche minuto alternando i propri pensieri all'invocazione «Allah Akbar», ripetuta per cinque volte. Le donne hanno seguito questo momento di preghiera a distanza, «perché il Corano vuole così - spiega un fedele - Le donne devono stare dietro agli uomini. Ma questa distinzione è solo quando si prega, non nella vita». La bara è stata quindi chiusa, la madre vi ha lasciato un ultimo bacio, un cugino ha posato dei fiori bianchi con la foto sorridente di Aya. «Verrà sepolta nel cimitero di Padova - spiegano i familiari - La nostra religione impedisce sia la tumulazione che la cremazione. Il corpo deve decomporsi naturalmente, sulla terra». A Padova, un'ala del cimitero maggiore cristiano è dedicato ai bimbi di fede islamica. «Gli adulti vengono sepolti sempre in Marocco - continuano - ma le spese sono purtroppo molto ingenti e dunque per i bambini abbiamo la possibilità di avere questo spazio a Padova. Trasportare una salma in Marocco costa almeno seimila euro». «Ora Aya è un angioletto vicino ad Allah - dicono prima di partire per il cimitero - Non ha peccato e il suo corpo è candido: starà sicuramente già volando con tutti gli angeli del cielo».
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