Azienda ospedaliera, i dipendenti più felici lavorano all’obitorio

Un questionario rivela: il 70% contento della propria attività La metà dei lavoratori ha scelto espressamente il reparto

Tutti i giorni, ventiquattr’ore su ventiquattro, si prendono cura dei defunti. Ritirano le salme dalle case, dai reparti degli ospedali e poi le preparano con cura. Nel silenzio dei non vivi trovano la loro serenità. Il personale che lavora in obitorio è tra i più felici dell’Azienda ospedaliera. A dirlo sono i risultati del questionario redatto da uno studente universitario: “La morte percepita dagli operatori della sanità”, acquisito dall’Azienda ospedaliera.

All’obitorio lavorano a turno tredici operatori sociosanitari e una caposala infermiera, Gabriella Bertaglia. Il 70% di loro ha dichiarato di essere contento del proprio lavoro: negli ultimi cinque anni non ci sono state domande di trasferimento. Anzi, metà del personale ha scelto di lavorare proprio lì. Come Michela Zanella, entrata in squadra a gennaio, 42 anni e un figlio: «Prima lavoravo in rianimazione. Ho scelto l’obitorio per non vedere più sofferenza, accanimento terapeutico e occhi che ti guardano in cerca di una risposta che non puoi dare. Ricordo meglio i cognomi qui che in reparto, dove spesso i pazienti sono chiamati per numero di letto». O come Roberto Coccato che ha abbandonato il posto in casa di riposo: «Ero stanco di vedere le persone che aspettavano di morire e così ho fatto il passo successivo. Lavorare qui mi permette di aiutare i familiari dei defunti in un momento così delicato». Il Servizio funebre ospedaliero gestisce le salme provenienti da tutto il territorio padovano, circa 3mila decessi all’anno e di questi, 70 sono pediatrici.

Dalla sua nascita nel 1960 - quando accoglieva unicamente le salme provenienti dall’ospedale - ad oggi, l’obitorio ha aumentato l’attività del 300%. «Faccio il mio lavoro volentieri ma mi toccano particolarmente le morti pediatriche. Ricordo quando un’amica mi ha affidato il figlio dicendo che si fidava di me. E quando un bambino è morto in pediatria durante l’orario di visita: ho raccontato ai bimbi vicini che si era addormentato, e così nessuno si è accorto di nulla. Ci vuole delicatezza» spiega Diego Carraro, 52 anni e due figli. Il servizio mette a disposizione dodici camere ardenti e la chiesa. Nel 2012 è stata allestita una stanza colorata dedicata ai bambini e da tempo sono state create una camera ardente per atei senza simboli religiosi e una multietnica, dove è possibile eseguire il rito musulmano e fare il lavaggio della salma con la canfora.

Giorgio Nardo, 51 anni e 4 figli conclude: «Faccio questo lavoro da oltre 30 anni e ogni salma è preparata e messa in bara con rispetto. Non esistono corsi di formazione, si impara da soli, con l’esperienza e i consigli dei colleghi. Rimaniamo sempre a disposizione della famiglia del defunto, è fondamentale ascoltare. Trattare bene un codice rosso è come trattare bene una famiglia che ha delle aspettative».

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