Baban fa cassa con i tappi Tapì al fondo italiano Wise

Venduto quasi il 100% dell’azienda, il socio e ceo Casini resta con una mini quota L’imprenditore esce di scena: «Ma continuerò il mio impegno verso il territorio»
Di Eleonora Vallin

PADOVA. Alberto Baban non ha neanche 50 anni e ha già realizzato l’operazione della vita. Quella che tanti industriali faticano a fare: vendere la propria creatura. Ma lui, imprenditore di prima generazione, non andrà in pensione perché non è capace di stare fermo nemmeno un minuto. E già si annusa nell’aria una nuova stagione di shopping con Venetwork, la Spa creata per le operazioni di re-start up.

Intanto, ieri, Baban ha deciso di vendere la Tapì di Massanzago fondata a fine anni ’90. L’ha ceduta (quasi) al 100% a Wise Sgr, fondo di private equity italiano. Una piccola partecipazione minoritaria resterà infatti a Roberto Casini già socio e ad delle società in Messico e Stati Uniti che ora diventerà ceo di tutto il Gruppo, all’insegna della continuità.

A cedere, con Baban, c’è Nicola Mason, l’altro fondatore e socio di maggioranza con l’imprenditore a capo della Piccola di Confindustria, e il fondo Gradiente (Istituito dalla Fondazione Cariparo) che era entrato nel capitale nel 2012.

La Tapì fattura 40 milioni di euro e cresce del 20% annuo dando lavoro a 470 dipendenti, 70 in Italia. È un’impresa internazionale e il suo valore oggi risiede nella nicchia di mercato che rappresenta. La storia nasce proprio da un’idea di Baban e Mason che decidono di rivoluzionare il mercato delle chiusure per alcolici, introducendo un tappo funzionale ma anche creativo. La versatilità del tappo a «t», unita all’innovazione e al design, hanno portato a portafoglio negli anni multinazionali del calibro di Bacardi e Campari ma anche aziende italiane come Nonino e Averna. «Da azienda familiare – commenta l’ex presidente del gruppo e fondatore Alberto Baban – Tapì è ora diventata multinazionale tascabile. Una start-up nata da zero come Srl è arrivata a fatturare 40 milioni nel 2016: dimensioni importanti che vanno ora accompagnate verso un’ulteriore fase di internazionalizzazione. Abbiamo creato, partendo dalle competenze del territorio, un marchio leader a livello globale che fonda sul made in Italy il proprio posizionamento». «Per replicare ulteriormente il modello - spiega - serviva però una nuova spinta che la nuova proprietà assicura in toto: Wise è un fondo italiano che ha capito le potenzialità di Tapì e vuole creare un progetto molto ambizioso. La società ha il suo cuore in Italia e non potrà che essere così anche in futuro: il know how, il management e le funzioni di ricerca e sviluppo sono saldamente ancorati al territorio e al concetto di made in Italy».

Per Alberto Baban, che con la cessione delle quote esce di scena dal gruppo, si apre ora una nuova stagione imprenditoriale all’insegna della continuità del suo ruolo in Confindustria, magari verso poltrone ancora più importanti.

Forte delle sue 14 partecipazioni in diverse società del territorio Veneto e soprattutto come presidente di Venetwork, società per azioni che riunisce 57 imprenditori veneti impegnati nel finanziamento e sviluppo di re-startup e nuove imprese dichiara: «Continuerò con forza il mio impegno verso il territorio e il suo tessuto imprenditoriale. E poi le idee sono veramente molte così come le persone che mi avvicinano per proporre nuovi business. Il Veneto è una regione di una straordinaria potenzialità con dei veri imprenditori molto capaci. Dobbiamo costruire un sistema solido che possa dare un futuro alle prossime generazioni, è una responsabilità a cui non possiamo sottrarci».

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