Bandiere arcobaleno in piazza dei Signori contro il furto del simbolo del Pride

La bandiera è stata restituita, e ora il simbolo della comunità Lgbt+ è esposto a Palazzo Moroni, ma la voglia di farsi sentire dopo il furto alla Loggia della Gran Guardia è rimasta. Sono state quasi un centinaio, nella mattinata di ieri, le persone della comunità lesbica, gay, bisessuale, transgender, queer padovana (ma non solo, molti anche i cittadini arrivati per solidarietà) a portare le loro bandiere nel luogo dove era stata esposta, rubata e poi restituita quella del Comune. Una bandiera pensata per celebrare il mese del Pride in assenza della tradizionale sfilata, che ogni anno, nelle città di tutto il mondo, è teatro della rivendicazione dei diritti delle persone Lgbt+.
Per Etta Andreella, del Servizio Accoglienza Trans (Sat) di Padova, una delle diverse associazioni presenti alla manifestazione, «rubare la bandiera ha reso il suo significato ancora più profondo: significa che abbiamo lasciato il segno anche sulle persone al di fuori della comunità, che è quello che dobbiamo fare, per non ritrovarci a essere d’accordo solo tra di noi. Tutto sempre continuando a tutelare le persone che, in quanto discriminate, sono più fragili».
«Nonostante la bandiera sia stata restituita», ha commentato il presidente di Arcigay Tralaltro Mattia Galdiolo, «il gesto rimane un attacco alla comunità, un gesto non casuale. Siamo orgogliosi di aver colorato questa piazza con le nostre bandiere e le nostre canzoni».
A esibirsi, in una circostanza rara negli ultimi mesi, i ragazzi e le ragazze di Canone Inverso, il gruppo canoro Lgbt+ padovano: «Siamo contenti di aver cantato qui», ha dichiarato Lorenzo Ronchini, «per noi è difficile fare attivismo dietro uno schermo. Il furto della bandiera ha colpito molto anche noi; il lavoro che viene fatto per rendere Padova più inclusiva è tanto, e rischia di venire ostacolato da una parte della cittadinanza». Unanime l’appello da parte di tutte le associazioni a sostenere la legge contro l’omotransfobia in discussione in questi giorni in Parlamento, specie alla luce delle recenti minacce ricevute dal primo firmatario della legge, il deputato padovano Alessandro Zan.
In rappresentanza dell’amministrazione comunale, è intervenuto anche il consigliere Enrico Fiorentin: «Non bisogna aspettare di essere parte di una minoranza per difendere i diritti di chi è discriminato: il Comune c’è». —
Roberto Rafaschieri
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