Bassano cura il suo Ponte ma lascia intatta la storia

di Marta Artico
La parola chiave cui si ispirerà l’atteso restayling del Ponte degli Alpini di Bassano del Grappa, è “conservazione”. La struttura, il colpo d’occhio, l’essenza del manufatto, deve rimanere la stessa, anzi, se possibile si devono riportare alla luce tracce di storia. Per conseguire questo scopo il Comune ha chiamato a raccolta tre dei massimi esperti a livello mondiale in tema di restauro di ponti, arrivati al “capezzale” del cuore pulsante di Bassano, da un paio d’anni monitorato per l’evidente necessità (vuoi per gli anni, vuoi per gli eventi atmosferici eccezionali sempre più frequenti e violenti) di interventi di consolidamento. Claudio Modena, dell’Università di Padova, Giovanni Carbonara, architetto capofila della scuola romana di restauro architettonico e docente all’Università La Sapienza di Roma e il professor Toshikazu Hanazato dell’Università di Tokio, ieri si sono riuniti per una prima “diagnosi” (ne parlano alla stregua di una creatura vivente) della struttura. Perché il ponte sul quale passarono durante la Prima Guerra Mondiale le truppe del generale Cadorna, bombardato e ricostruito durante la Seconda, oltre ad essere uno dei rari esempi di architettura in legno, costruito su progetto di Andrea Palladio, ha un valore simbolico e affettivo inestimabile, tanto che tutto il paese si è offerto di collaborare. Persino un boscaiolo della zona ha messo a disposizione tutto il legno di cui è capace se servirà.
Un caso destinato a fare scuola, quello del Ponte Vecchio, dal momento che a differenza del Giappone, dove ci sono fior di templi, pagode e ponti che ogni due- trecento anni vengono demoliti e ricostruiti, in Italia non esiste la cultura dei manufatti in legno nè una strada tracciata.
L’obiettivo è salvare più legno possibile, evitare l’utilizzo di altri materiali, così come il ricorso a resine e ancor più recuperare la stratificazione ante guerra, ossia i pezzi più antichi, che risalgono al XIX secolo e forse prima. Un accordo a tre quello siglato ieri, destinato ad alimentare un dialogo futuro teso a migliorare staticità e stato di salute del manufatto, ma specialmente a far sì che non passi più troppo tempo tra una manutenzione e la successiva. «Questo ponte», ha spiegato il professor Carbonara, «è dotato di diversi tipi di struttura lignea, nell’acqua, sotto il ponte, esterna». «Cercheremo», sottolinea, «anche grazie alla mia consulenza, di mettere in atto una diagnosi graduale per capire, prima di intervenire, quali sono le condizioni delle componenti, pre e post belliche, i pezzi più antichi, quelli recuperabili. In questo modo si potrà agire dove servono con delle protesi e capire dove invece bisogna sostituire del tutto. L’obiettivo principale è la conservazione dell’esistente e l’omogeneità e la compatibilità dei materiali, perché questo ponte è unico».
L’attuale studio di fattibilità sarà trasformato in progetto definitivo grazie alla task force guidata dal Comune. Entro il 2015 l’appalto, previa digitalizzazione di tutta la documentazione storica. Il costo è di circa 3,5-4 milioni e mezzo di euro. Ad oggi, conferma il sindaco Riccardo Poletto, il Comune può contare su 1.200.000 euro, di cui 700 mila messi a disposizione dalla Regione, ieri presente con il vicepresidente Marino Zorzato.
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