Bimbo conteso, la mamma rinuncia al blitz per "liberarlo"

PADOVA. La mamma del bambino conteso non s’è data per vinta e ieri mattina ha telefonato al deputato del Pdl Alessandra Mussolini disperata: «Alessandra, solo tu mi puoi aiutare: fammi riavere il mio bambino». Un invito accorato, accolto a cuore aperto dalla parlamentare, pronta ad entrare in azione nuovamente nella casa-famiglia dove il bimbo è accudito in questi giorni. Lo stop inequivocabile però è arrivato dalle istituzioni: prefettura, questura e Garante dei minori. Se la donna tenta di entrare nella struttura protetta rischia una denuncia e un successivo provvedimento di “divieto di avvicinamento”: cronaca di un nuovo giorno di battaglia sulla pelle di un bambino con i genitori in guerra.
Battaglia legale. Il caso è quello che da giorni scuote l’Italia intera. Da un lato c’è un padre che ha diritto di accudire il proprio figlio in base a una sentenza della Corte d’Appello, dall’altro c’è una madre che ha perso la patria potestà e che nonostante questo continua a tenerlo in affidamento. La vicenda è finita alla ribalta con il “recupero” del bambino nella scuola che frequentava a Cittadella. Il video-choc in cui si vede il papà che strattona il piccolo con il grembiulino blu tenendolo per i piedi e il poliziotto che invece lo afferra alle spalle ha scatenato il finimondo. La perizia dello psichiatra Rubens De Nicola certifica la cosiddetta Pas (sindrome da alienazione parentale) che porta il minore ad escludere completamente dalla propria vita il papà. Fino ad ora Alessandra Mussolini, presidente della Commissione parlamentare per l’Infanzia, è stata l’unica a entrare nella casa-famiglia in cui il bambino dovrà trascorrere un periodo prima di iniziare il graduale affidamento al papà. Ed è per questo che la mamma ora si affida completamente a lei.
Blitz sventato. Ieri mattina la donna avrebbe proposto alla parlamentare di entrare nella struttura gestita dai Servizi sociali di Padova per portare via definitivamente il bimbo di 10 anni. Il blitz è stato bloccato dalla presa di posizione del Garante per l’infanzia e l’adolescenza Vincenzo Spatafora, ieri a Padova per verificare le condizioni del bambino e per un confronto diretto con il prefetto Ennio Mario Sodano e con il questore Vincenzo Montemagno. Il Garante ha manifestato l’intenzione, d’accordo con il capo della polizia Manganelli, di avviare una formazione specifica per agenti di polizia che hanno a che fare con i minori.
Alessandra Mussolini. «Il bambino ha vissuto con la madre» evidenzia la parlamentare del Pdl, «ora è rinchiuso in questa casa famiglia che ha piena potestà su di lui e vede in modo forzoso il padre che non vedeva prima. Ma soprattutto non può stare con la madre con la quale era abituato a vivere. Il bimbo è scosso, nessuno mi può dire che si sta agendo per il suo interesse. Non capisco come si può arrivare a questi livelli: una casa famiglia deve essere l’ultima istanza. Quello che sta accadendo non è altro che una violenza continuata». I contatti tra la madre e la parlamentare sono ormai frequenti. «La mamma ha bisogno di tutto l'aiuto possibile e immaginabile» continua Alessandra Mussolini, «il Garante ha parlato con me e con il questore di Padova e accetta la versione della casa-famiglia. Se devo essere sincera mi sembra abbastanza arbitrario».
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