Bimbo costretto a pulire la cacca del fratellino, il dirigente "assolve" la bidella

PADOVA. «La bidella che si è rifiutata di sporcarsi le mani merita di essere non dico sanzionata pesantemente, ma per lo meno censurata e invitata a porgere le proprie scuse», sostiene Tiziano Sandonà, della segreteria provinciale della Cisl-Scuola.
«Nel mansionario dei collaboratori, contenuto all'interno del contratto nazionale di lavoro, è scritto, anche con una certa evidenza, che sono proprio loro a dover provvedere, in caso d’emergenza, anche all'igiene personale degli alunni minori. Conosco tante bidelle che in questi casi non hanno alcun problema a venire a contatto con le feci dei ragazzini. Specialmente quando tali episodi avvengono nelle scuole materne (3-5 anni) e nelle elementari (6-11 anni), dove farsela sotto non capita poi così raramente».

Più moderato il commento del dirigente scolastico provinciale: «La vicenda va analizzata sotto tutti gli aspetti», osserva Andrea Bergamo. «Mi metterò in contatto con la preside per conoscere i dettagli della vicenda e per verificare questa storia. A prima vista, però, non mi pare che la collaboratrice possa e debba essere sanzionata. A una prima lettura del mansionario contrattuale, infatti, in questi casi l'intervento diretto è previsto solo quando si tratta di ragazzini portatori di handicap. Non dico che abbia fatto male, ma non dico neanche che abbia fatto bene. In questa singolare vicenda siamo ai confini tra i due aspetti del problema. Dal punto di vista etico la bidella avrebbe fatto meglio a sobbarcarsi il fardello in prima persona. Insomma, se avesse provveduto da sola a pulire il ragazzino, avrebbe acquisito un merito in più, ma dal punto di vista professionale e lavorativo non la possiamo punire. Infine questo lo dobbiamo ritenere un caso isolato. Sto nel mondo della scuola da oltre trent'anni, conosco tantissime bidelle che hanno dato sempre tantissimo alla scuola e non si sono mai tirate indietro».
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