Bimbo di 5 mesi positivo alla cocaina

La scoperta in ospedale dove il piccolo era stato portato con la febbre. Indagati i genitori che oggi hanno fatto un gesto disperato. Il neonato dato in affido

PADOVA. Sta male. Ha la febbre e le pupille dilatate. Lo sguardo appare un po’ perduto. Così mamma e papà corrono preoccupati in ospedale con il loro fagottino di appena cinque mesi avvolto tra le braccia. Bastano poche ore e i medici della Clinica pediatrica di Padova scoprono la verità: quel piccolo risulta positivo alla cocaina.

È il 16 ottobre scorso. Scatta una segnalazione alla procura della Repubblica e ora i due genitori, lui 38 anni, di professione cuoco, lei 23, casalinga, si ritrovano indagati per maltrattamenti in famiglia. Non solo. Immediatamente viene informato il tribunale dei Minori di Venezia che sospende la potestà genitoriale ai due. Un provvedimento ancora in vigore: il piccolino, nel frattempo, si è ripreso e, al termine del ricovero, i giudici minorili lo hanno affidato a una comunità protetta, sempre nella città del Santo.

E distrutti dal dolore, e forse dalla vergogna, i due oggi hanno tentato il suicidio

Oggi quel maschietto, nato il 20 maggio scorso, ha appena sei mesi. Mamma e papà lo visitano tutti i giorni. Mai da soli: con loro c’è sempre un’assistente sociale o una psicologa in attesa che l’inchiesta giudiziaria faccia chiarezza.

Che cosa è accaduto davvero in quei primi sei mesi di vita del bimbo? I due genitori hanno nominato come difensore di fiducia il penalista Massimo Munari. Ma il legale non parla: «È una vicenda delicata anche sotto il profilo umano» si limita a tagliare corto.

Quel maschietto aveva conquistato tutti quando era arrivato a metà ottobre nella Clinica pediatrica, vittima di un malessere all’apparenza incomprensibile. Dopo il breve passaggio nel Pronto soccorso pediatrico, il bimbo era stato trasferito nel reparto e visitato dagli specialisti che avevano ordinato una serie di esami clinici, tra cui le analisi del sangue.

Sono state proprie quelle analisi a svelare le tracce di cocaina nel corpicino nel neonato: era il 16 ottobre scorso. Senza perdere un istante, la Clinica pediatrica aveva avvertito la Direzione sanitaria dell’Azienda ospedaliera. Che, a sua volta, aveva trasmesso il referto con un’informativa alla procura della Repubblica. Il caso è finito sul tavolo del pubblico ministero Giorgio Falcone che, il 23 ottobre, ha firmato un decreto di perquisizione nei confronti dei genitori.

A 5 mesi positivo alla cocaina, il pediatra: "La droga può uccidere un neonato"

Il 27 del mese i carabinieri si sono presentati a casa dei due. La casa, però, era vuota: mamma e papà erano accanto al loro piccolino. Così i militari sono andati a prenderli in ospedale e tutti insieme hanno raggiunto l’abitazione della coppia che è stata setacciata per verificare se, da qualche parte, fosse nascosta della droga. Esito negativo: non è stato trovato nulla. Con i militari i due genitori hanno ammesso i loro sbagli: sì è vero, hanno spiegato, abbiamo un passato di tossicodipendenza, siamo stati consumatori, niente di più.

La mamma ha raccontato di aver smesso di sniffare cocaina quando si era accorta di essere incinta: «Ho chiuso con la cocaina subito, appena saputo di aspettare il mio bambino» ha cercato di giustificarsi disperata. La donna risulterebbe in cura con il metadone al Sert, il Servizio contro le tossicodipendenze.

Resta il fatto che quel neonato è entrato in contatto con lo stupefacente. Come? È tutto da capire. Chi conosce la coppia, è convinto che due vogliano bene a quel bimbo e mai gli avrebbero somministrato, neanche per errore, una qualsiasi sostanza visto che sono stati loro stessi ad accompagnarlo di corsa in ospedale.

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