A 5 mesi positivo alla cocaina, il pediatra: "La droga può uccidere un neonato"

PADOVA. Nell’immediato: gravi alterazioni della temperatura corporea, del ritmo cardiaco e depressione del sistema nervoso centrale con possibilità di morte improvvisa. Nel futuro: ritardi nell’apprendimento, disturbi comportamentali e problemi all’apparato cardiaco. Questo è ciò che accade a un bimbo al quale viene somministrata cocaina.
«Durante l’allattamento può esserci sicuramente un passaggio di questa sostanza, ma si può ipotizzare anche una somministrazione diretta. Piccole quantità vengono poste sulle narici del neonato con l’obbiettivo di riuscire a tranquillizzarlo, poiché, come nell’adulto, dà un senso di apparente benessere. Le conseguenze sono gravissime e il bambino rischia di morire» spiega Giorgio Perilongo, direttore della Pediatria dell’Azienda ospedaliera di Padova.
Sono riscontrabili danni importanti anche quando la cocaina è assunta dalla madre durante la gravidanza. Lo stupefacente infatti è in grado di attraversare la placenta ed entrare nell’apparato circolatorio del bambino. In questo caso può essere causa di parto prematuro e di malformazioni del nascituro a carico del cervello, cranio, volto, occhi, cuore, arti, intestino, apparato urinario e genitali. Inoltre, i neonati esposti alla cocaina soprattutto in prossimità del parto, si rivelano più irritabili e nervosi, non riescono a dormire senza interruzioni e hanno disturbi alla vista.
«L’uso di cocaina durante la gravidanza può portare a ritardi dello sviluppo cognitivo del feto con incidenza doppia rispetto al normale, ma anche a deficit cardiaci» spiega Perilongo. La cocaina aumenta il rischio di parto pretermine e, durante i primi mesi di gravidanza, di aborto spontaneo. Può far staccare la placenta dalle pareti dell’utero prima dell’inizio delle doglie. Questa condizione, chiamata distacco placentare, può causare un’emorragia e mettere a repentaglio la vita della madre e del feto.
Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova