Bioetica, padovano scopre errore nella convenzione di Oviedo

Un ricercatore del Bo scopre l'errata traduzione che vanifica l'espianto di organi non compatibili
Enrico Furlan
Enrico Furlan
PADOVA. C'è un ''grave errore di traduzione'' nella versione italiana della Convenzione europea sulla bioetica, nota come Convenzione di Oviedo. L'errore

riguarda l'articolo 22 della Convenzione, cioè l'utilizzo di una parte del corpo umano prelevata. Lo rileva il ricercatore Enrico Furlan, phd al Dipartimento di Filosofia dell'Università di Padova.


Così recita la versione italiana della Convenzione, come si rileva in un comunicato dell'Università di Padova: ''Allorquando una parte del corpo umano è stata prelevata nel corso di un intervento, questa non può essere conservata e utilizzata per scopo diverso da quello per cui è stata prelevata in conformità alle procedure di informazione e di consenso appropriate''. Così, invece, recita il testo ufficiale inglese: ''When in the course o fan intervention any part of a human body is removed, it may be stored and used for a purpose other than that for which it was removed, only if this is done in conformity with appropriate information and consent procedures''.


In sostanza, afferma la nota, ''la versione italiana dice esattamente il contrario di quella inglese. Mentre il testo ufficiale inglese recita che una qualsiasi parte del corpo umano che venga rimossa durante un intervento può (
it may
) essere conservata e utilizzata per scopo diverso da quello per cui è stata rimossa, solo se ciò viene fatto in conformità con appropriate procedure di informazione e consenso, la traduzione italiana specifica, come si vede sopra, che questa parte non puo' essere conservata e utilizzata per scopo diverso...''.


''Si tratta di una traduzione - sottolinea Enrico Furlan - che può portare a gravi conseguenze negative per la pratica medica. Basti pensare, ad esempio, alle cornee che, al pari di altri organi e tessuti del corpo umano, possono essere prelevate solo a scopo di trapianto. Alcune cornee prelevate possono però non risultare idonee al trapianto. Cosa fare dunque di queste cornee? Si pone il problema dell'eticità o meno del loro utilizzo non chirurgico, ad esempio a scopo di ricerca o esercitazione''. Sulla base della traduzione errata, rileva il ricercatore, ''tale utilizzo sarebbe semplicemente escluso''.

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