Biogas, un solo impianto al posto di tre

Dopo le accese proteste ambientaliste è stato trovato un compromesso alle Vallette di Ospedaletto
Vatrella Monastier Stalla Sociale impianto Biogas agenzia fotografica foto film
Vatrella Monastier Stalla Sociale impianto Biogas agenzia fotografica foto film

OSPEDALETTO EUGANEO. Alla fine si è scelto il male minore: un solo impianto invece dei tre richiesti. È una mezza vittoria quella della popolazione di Ospedaletto, sulla quale da tempo incombeva la realizzazione di tre impianti per la produzione di biogas concentrati nella zona delle “Vallette”, a ridosso della Sesa. La mobilitazione di comitati (su tutti il Chiudi Onlus), cittadini e amministrazione comunale ha portato le aziende che proponevano i tre biodigestori (ciascuno della potenza di 999 kw) a fermarsi ad un solo intervento. «Una soluzione che forse non soddisfa nessuno. Anzi, scontenta tutti» commenta il Chiudi «È il risultato di un confronto e serrato dove è prevalso il forte senso di responsabilità di tutti: società e imprese, amministrazione comunale, residenti, comitati. Una soluzione “ragionata” e condivisa nel rispetto dei “diritti” degli uni e degli altri». Già, perché realizzare tre impianti del genere era pieno diritto delle imprese proponenti, sancito dalla legge sull’energia da fonti rinnovabili. Una legge che, per questa tipologia di impianti, prevede una procedura autorizzativa semplificata con un iter che, nella peggiore delle ipotesi, si deve concludere entro 90 giorni. Continuano dal comitato: «La principale preoccupazione era legata all’aumento del traffico pesante che non si coniuga con la viabilità locale. Ma non vanno sottovalutati altri aspetti: cattivi odori, emissioni nocive, la distribuzione del biodigestato. Problematiche che, con tre impianti, potevano amplificarsi in modo esponenziale risultando insostenibili».

Alla fine gli attori della questione sono arrivati a concordare un unico impianto per cercare di limitare eventuali problemi. Aggiungono dal “Chiudi”: «Sono state suggerite migliorie che sono state poi accettate: un piano di derattizzazione e di trattamento contro la zanzara tigre, una campagna di analisi olfattometrica ad impianto avviato, la certificazione dell’azienda ISO 9003, il controllo annuale del digestato con analisi della componente nitrati, la tenuta di un registro degli spargimenti del digestato indicando i terreni nei quali viene distribuito. Ed inoltre è stata concordata l’istituzione di un tavolo permanente costituito da amministrazione comunale, comitato, rappresentanti dei residenti e della società, per monitorare e risolvere problematiche non previste o quant’altro possa essere di interesse per la miglior gestione dell’impianto. Infine è stato ottenuto l’impegno della società a cercare soluzioni migliorative alla viabilità di accesso». Insomma, ad un “no” secco è stata preferita la strada della ragione.

Nicola Cesaro

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