Bitonci va a Mortise e ci trova i rom: «Vi caccio fra tre mesi»

A sorpresa si presenta una delegazione del campo nomadi di via Bassette: «Allora ci dia le case Ater». E lui: «Fate domanda, come tutti»
BARSOTTI - BITONCI A MORTISE. DELEGAZIONE VIA BASSETTE
BARSOTTI - BITONCI A MORTISE. DELEGAZIONE VIA BASSETTE

PADOVA. Non se l’aspettava davvero il sindaco Massimo Bitonci d’incontrare, al suo ricevimento di Mortise, i nemici giurati del quartiere: i rom del campo di via Bassette. Eppure sono anche loro cittadini mortisani dal 2008, da quando hanno preso in affitto parte del campo di via Bassette e si sono trasferiti con le loro carovane. Appena il gruppo, in tutto 6, sono stati individuati, sono stati chiamati anche polizia e municipale, oltre alla Digos che era già presente. Bitonci li ha così ricevuti, ribadendo: «Tra 90 giorni sparirete, mando le ruspe e vi sbatto tutti fuori da via Bassette». «Ma fra 90 giorni è Natale», ha fatto presente uno dei membri della delegazione della famiglia Seferovic. «Vi sbatto fuori lo stesso» è stata la laconica risposta del primo cittadino. La principale preoccupazione della famiglia Seferovic sono i bambini che abitano nel campo, una ventina: «Il giudice ci ha autorizzati a restare», riferisce Elvis, il “capo” dell’accampamento, «i nostri figli vivono a Mortise, vanno a scuola qui, la maggior parte sono nati a Padova e mi sembra davvero crudele non preoccuparsi di loro. Se qualcuno minacciasse la serenità dei suoi figli, Bitonci cosa farebbe?». Nella stanza del ricevimento di via Bajardi, i nomadi hanno anche avanzato una proposta: «Ricevere le case popolari» e il sindaco ha tagliato corto: «Fate richiesta come ogni cittadino». Arrivederci senza nemmeno dare la mano. «E’ un sindaco razzista al cento per cento», si sfogano alcuni rom, «non gliene importa nulla nemmeno dei bambini». In sala anche la famiglia rom Seferovic-Aliovic. Abitano in via Ferrero, un altro dei 12 siti cerchiati di rosso da Bitonci: «il terreno è nostro», si difende Jadranca, «ho 8 figli, tutti vanno a scuola qui, non abbiamo mai dato fastidio a nessuno, perché questo accanimento contro di noi?».

Promesse tradite. Quella dei rom non è stata l’unica protesta che ha investito il primo cittadino. Ieri pomeriggio, nelle stesse ore dell’incontro, un gruppetto di residenti manifestava con i cartelloni davanti alla sala giochi di via Lanari. «Quella stessa sala giochi che Bitonci, in campagna elettorale», ricorda la signora Laura, una residente, «ci aveva garantito non avrebbe mai aperto». Cartelli alla mano - “Bitonci non mantieni le promesse” – una piccola delegazione è arrivata anche in via Bajardi. «Tanti di noi hanno votato Bitonci», racconta Francesco, «perché hanno creduto alle sue bugie. Invece era Ivo Rossi che diceva la verità: un Comune non può impedire l’apertura di una sala giochi. Adesso ho solo voglia di ridergli in faccia». «Questo è uno dei pochi luoghi di Mortise», aggiunge Enrico Boaretto, «dove i bambini possono giocare in sicurezza perché è uno spazio protetto. L’apertura della sala è deleteria e Bitonci ha disatteso promesse e speranze».

Casa e lavoro Il resto sono una valanga di questioni personali: ho bisogno di un lavoro, della casa popolare, non ce la faccio ad arrivare a fine mese. Più di 200 richieste distribuite tra gli assessori Marina Buffoni, Matteo Cavatton e Maurizio Saia. «Volevo chiedere al sindaco un incontro con gli studenti di medicina riguardo l’ospedale. Alla fine ho parlato con Cavatton» riferisce Giuseppe Solazzo, rappresentante degli universitari della facoltà di Medicina. «Ho chiesto un lavoro», riferisce Mario Lucato. «Vogliamo dire addio alla precarietà», sperano gli ambulanti Barbara Barcella e il marito Nicola Menapace. «La nostra associazione rischia di non sopravvivere senza l’aiuto che ci dava il Cdq», fanno presente Adriano Zoncapè e Alfredo Steno, dell’associazione San Pio X, una sicurezza per gli anziani. Infine l’urbanistica: «E’ da 7 anni che aspettiamo il marciapiede in via Pettinati», dice Francesco Russo; «quando finiranno i lavori in via Cardan», domanda Maria Chiara Ferrari.

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