Boom di badanti a Padova. Sono tutte donne dell’Est

In dieci anni raddoppiati i lavoratori domestici in Veneto: sono 68 mila Stranieri oltre l’80%, soprattutto da Ucraina, Moldavia, Romania e Russia
Padova 02 Settembre 2005 G.M. Giardini dell'Arena,MONUMENTO a GARIBALDI (COMELLO) GIARDINI DELL_ARENA-MONUMENTO A GARIBALDI -COMELLO-
Padova 02 Settembre 2005 G.M. Giardini dell'Arena,MONUMENTO a GARIBALDI (COMELLO) GIARDINI DELL_ARENA-MONUMENTO A GARIBALDI -COMELLO-

PADOVA. Boom di badanti dell’Est Europa in Veneto. I dati sul lavoro domestico nella nostra regione riferiti al 2014 e diffusi dall’Inps non lasciano spazio a dubbi: chi assiste le persone anziane e non autosufficienti nelle nostre città sono quasi esclusivamente donne ucraine, moldave, romene o russe. Tra i contratti regolari registrati all’istituto di previdenza sociale la percentuale di immigrati è superiore all’80%.

Ma rimane anche una vasta porzione di lavoro “sommerso”: «Crediamo ci sia ancora una consistente presenza di lavoro irregolare, dove il contratto copre solo una parte del rapporto di lavoro effettivo – spiega Maurizia Rizzo della Fisascat Cisl del Veneto – Oppure con forme di lavoro sottopagato con l’uso illegittimo dei voucher. E non stiamo certo parlando di prestazioni occasionali, magari della signora che viene a stirare una volta alla settimana».

Insomma anche i dati ufficiali registrano l’evoluzione del lavoro domestico negli ultimi 15 anni come effetto di due fattori sociali incrociati: il progressivo invecchiamento della popolazione e l’aumento delle persone anziane non autosufficienti da una parte e dall’altra l’immigrazione straniera femminile. In Italia i casi di lavoratori domestici stranieri sono raddoppiati: dai 343 mila del 2000 ai 693 mila dello scorso anno.

Una crescita che si riverbera anche in Veneto: nel 2005 si contavano 32 mila lavoratori domestici (di cui 9 mila italiani), un numero che è arrivato sino ai 68 mila dello scorso anno (13.600 gli italiani). C’è da registrare anche un raddoppio della percentuale degli uomini impegnati in questo tipo di lavoro: dieci anni fa erano in Veneto il 6%, oggi sono il 12%.

Incremento ancora maggiore per i lavoratori domestici assunti come badanti: erano 5.300 nel 2005 e sono oltre 31 mila oggi. E l’ufficio studi della Cisl chiarisce come si tratti comunque di numeri sottostimati per effetto del lavoro nero: spesso infatti le badanti sono contrattualizzate come colf perché il costo del lavoro è minore. «La nostra osservazione, empirica ma realistica, ci diche le badanti in Veneto sono almeno 40-45 mila», spiega ancora Maurizia Rizzo. Come detto le donne straniere sono la stragrande maggioranza: sono 25 mila, come detto oltre l’80%. Ma ad assistere le persone non autosufficienti si dedicano anche lavoratori italiani: erano in 311 nel 2005 (una percentuale del 17%) e adesso sono diventati ben 3.400 (la percentuale però si riduce al 9%).

«Il lavoro domestico è un ambito di lavoro che necessita di una grande attenzione da parte di tutti, istituzioni comprese», commenta l’esponente di Fisascat Cisl. «Questi lavoratori ancora oggi hanno una tutela sociale insufficiente. Pensiamo solo all’importo della pensione che andranno a maturare dopo 30 o 40 anni di lavoro. Da poco, grazie alla contrattazione abbiamo avviato una assistenza sanitaria integrativa nel caso di infortunio sul lavoro. Rimane aperto però il tema della formazione professionale». Un appello affinché la politica si occupi anche del tema del lavoro domestico: «Dobbiamo uscire dalla spontaneità e spesso anche dall’indifferenza verso due categorie sociali deboli: gli anziani e le donne immigrate», conclude Maurizia Rizzo. Per l’Inps occuparsi di lavoro domestico sarà necessario, visti i numeri a livello nazionale: in tutta Italia infatti ormai la quota di lavoratori del campo sfiora il milione di persone. ©RIPRODUZIONE RISERVATA

 

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