Borraccetti promuove Zaccaria: «Chiarisce il rapporto tra politica e giustizia»

PADOVA. «Un libro dall’attualità formidabile che aiuta a riflettere su uno dei temi più sentiti: il rapporto fra funzione legislativa e funzione giurisdizionale e, in particolare, fra politica e giustizia. Il volume di Giuseppe Zaccaria ci offre gli strumenti per comprendere che senza interpretazione il diritto non vive nella concretezza e che senza interpretazione non è possibile applicare la norma». Lo ha detto Vittorio Borraccetti, per lunghi anni procuratore a Venezia e oggi membro del Csm, intervenendo, con Damiano Canale, docente di filosofia del diritto alla Bocconi, nell’ambito della “Fiera delle parole”, alla presentazione della raccolta di dieci saggi giuridici del rettore dell’Università di Padova, riuniti nel libro «La comprensione del diritto».
Secondo Borraccetti, il libro offre in modo puntuale le argomentazioni per fare piazza pulita della tesi , oggi antistorica, secondo la quale «il giudice deve applicare la legge e non interpretarla». Anche per Damiano Canale, che ha fatto proprie le asserzioni del professor Zaccaria, il giudice non può applicare il diritto senza interpretarlo dal momento che è nell’essenza del diritto la natura interpretativa. Per Zaccaria il giudice-interprete non ha il potere di creatività assoluta ma condizionata. Nessun libero arbitrio, ma l’insopprimibile creatività dell’interprete finisce per riservare ai giudici un ruolo rilevante nella vita e nella riproduzione dei sistemi giuridici contemporanei. In chiusura del suo intervento, il Rettore ha lasciato sul tavolo un pesante interrogativo: è attrezzato culturalmente questo modello di giudice per realizzare in modo responsabile il ruolo al quale è chiamato oggi in una società complessa e globale come la nostra?
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