Boss mafioso in reparto con i pazienti

Piantonato in Chirurgia Maxillo-facciale a Padova. La protesta: "Manca un reparto per detenuti"
PADOVA. Ormai da dieci giorni si trova in una stanza del reparto di Chirurgia Maxillo-facciale. Francesco Termine, 57 anni, esponente di spicco della famiglia mafiosa Capizzi di Ribera, latitante per 15 anni, fine pena 2033, è ricoverato in ospedale con tutti gli altri pazienti.


Anche se qualche differenza rispetto agli altri c'è: è solo in una stanza che potrebbe tenere 6 pazienti e fuori dalla sua porta ci sono sempre dai 2 ai 3 agenti della polizia penitenziaria. Così al policlinico riesplode l'allarme legato all'assenza di un reparto bunker per i detenuti. Un rilievo che non si può ignorare, soprattutto quando si parla di detenuti di questo tipo.


CHI È.
Il boss agrigentino Francesco Termine è stato arrestato nel 2007 (era ricercato dal 1992), dagli uomini dello Sco e dell'Interpol nella cittadina venezuelana di Valencia. Era ricercato per una condanna a 21 anni di reclusione. Termine è stato sorpreso in una villa, in una zona esclusiva di Valencia, sorvegliata da molti vigilantes. Il boss, che nel 1991 in Sicilia era scampato ad un grave attentato in cui era rimasto ferito alla gola, in Venezuela aveva avviato una florida attività imprenditoriale attraverso una serie società di copertura. Per la famiglia aveva il compito di gestire sul territorio venezuelano e colombiano l'approvvigionamento della droga che inviava in Sicilia in confezioni di succhi di frutta tropicale. Inoltre era uno dei referenti all'estero di Matteo Messina Denaro, nell'ambito delle operazioni internazionali del traffico di stupefacenti.


IN REPARTO.
Dunque ormai da dieci giorni gli agenti della penitenziaria si alternano per coprire con turni da sei ore tutto l'arco della giornata, in modo da non lasciare mai sguarnito l'ingresso della stanza. Ovvio lo stupore dei parenti degli altri pazienti, che devono sfilare ogni giorno davanti ai vigilantes armati. Tra l'altro la degenza sarà prolungata perché Francesco Termine (detenuto nel reparto di massima sicurezza del carcere Due Palazzi) dovrà essere sottoposto ad una nuova operazione. Ancora una volta si ripresenta il problema della mancanza di un reparto totalmente dedicato ai carcerati.


I SINDACATI.
«Siamo di fronte ad una situazione indecente - sottolinea Luigino Zuin, Uil Fp - che si trascina da anni. Dopo la chiusura del reparto bunker, dall'Usl 16 non abbiamo ancora ricevuto risposte in merito all'assistenza ospedaliera dei detenuti. E questi sono i risultati: guardie armate che stazionano giorno e notte nei reparti e, come in questo caso, stanze da sei posti letto occupate da un unico paziente». Secondo Zuin è necessario giungere ad una soluzione: «Non possiamo andare avanti così: sia per gli altri malati, che sono costretti ad una degenza in mezzo a poliziotti armati, sia per il personale in servizio, che soffre una comprensibile situazione di disagio, a volte di pericolo. Ma anche per i detenuti stessi, che dovrebbero aver diritto a cure ospedaliere in spazi a loro dedicati, che non ledano la loro dignità di persone».

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