«Cacciata dal Caf dopo ore d’inutile attesa»

TORREGLIA. Una giovane di Torreglia, Alessandra Canella di 32 anni, mamma di una bimba di 2 mesi, racconta la disavventura vissuta al Caf Cisl di Abano Terme dove si è recata nei giorni scorsi per...

TORREGLIA. Una giovane di Torreglia, Alessandra Canella di 32 anni, mamma di una bimba di 2 mesi, racconta la disavventura vissuta al Caf Cisl di Abano Terme dove si è recata nei giorni scorsi per richiedere il bonus “Mamma Domani” poichè la procedura online non era andata a buon fine. La signora racconta l’increscioso episodio in una lettera aperta nella speranza che il sindacato prenda provvedimenti. «Mi sono messa in coda alle 7 del mattino con la mia bimbetta in braccio per prendere il numero, sfidando il freddo» esordisce la signora, «Alle 9.30 tocca a noi, solo dieci persone hanno diritto ad essere ricevute. Nell’aria non c’è troppa gentilezza del personale dello sportello, ma questa è una consuetudine. Purtroppo ho un problema con una carta e prego la signorina di farmi andare a prendere il documento e di ricevermi nel corso della mattinata. Dopo 45’ siamo nuovamente al nostro posto. Chiedo ad alta voce se qualcuno mi lascia passare ma tutti tacciono. Solitamente si vedono cartelli che indicano di dare priorità alle mamme in gravidanza o con bimbi piccoli. Visto che nessuno è disposto a lasciarmi passare decido di aspettare e di entrare dopo l’ultima persona con il numero». La signora Canella, in attesa dalle 7 del mattino con la sua bimbetta è costretta ad attendere fino alle 12.45 ed è allora che avviene il peggio. «A quel punto succede l’impensabile: un fatto triste e grave» scrive la mamma, «Il Caf chiude alle 12.30 e la signorina esce e dichiara che l’orario di ricevimento è finito. Io e un’altra mamma che mi aveva proposto di cedermi il posto siamo incredule. Scoppio in lacrime con un misto tra rabbia e tristezza. Vedendo che non me ne vado spiegando che ero rimasta ad aspettare per ore con una bimba di 2 mesi sulla base della sua promessa che mi avrebbe ricevuta, l’impiegata minaccia di chiamare i carabinieri. Abbiamo disturbato le forze dell’ordine per questo triste episodio: per una “criminale” con la sua piccola che attentano alla pausa pranzo di una dipendente del sindacato. Un militare con la voce rotta dalla tristezza mi suggerisce di andarmene per evitare la denuncia. Così io e la mia piccola ci avviamo alla porta, umiliate e indifese perché la legge non ci protegge da queste ingiustizie. Un carabiniere anche con un cuore grande non può usarlo se vige la legge dell’orario di chiusura. Auguro a mia figlia e ai bimbi che si affacciano alla vita di non cedere mai di fronte alle ingiustizie».

Gianni Biasetto

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