«Cacciati senza motivo da Casa S. Camillo»

Pensionata messa alla porta per il disturbo del figlio disabile. La replica: «Ricevute proteste» 

«Mi hanno invitato ad andarmene da un giorno all’altro. Messa alla porta con mio figlio disabile. Ora sono qui allo Iov, sto cercando una struttura per stanotte, altrimenti resteremo qui sulle sedie dell’ingresso dell’ospedale. Per una struttura della parrocchia non mi sembra un comportamento esemplare, anzi». La denuncia è di una settantenne padovana trapiantata in Trentino, da diverse settimane costretta a vivere a Padova per assistere il compagno ricoverato all’Istituto Oncologico Veneto. Per questo da Natale ha trovato alloggio alla Casa San Camillo, una struttura, che va sottolineato svolge un’opera encomiabile, ospitando soprattutto i famigliari di persone malate che arrivano in città per l’assistenza ospedaliera. «Noi non abbiamo cacciato nessuno» ribatte Maria Vittoria, una dei volontari che si alternano nella gestione della Casa di via Verci, che offre all’incirca 24 posti letto in 12 stanze «la signora in questione alloggia da noi e da qualche giorno è stata raggiunta dal figlio. Abbiamo ricevuto delle lamentele dagli altri ospiti visto che si alza di notte disturbando il riposo altrui. Tutto qua, l’abbiamo fatto notare alla signora. Nella nostra Casa di notte non c’è una portineria. Inoltre abbiamo ricevuto una telefonata da un avvocato per conto del tutore del ragazzo che, viene riferito, non potrebbe essere qui».

«Domenica mattina io e mio figlio racconta la settantenne abbiamo ricevuto la telefonata proprio della signora Maria Vittoria che ci ha invitato a trovarci un’altra sistemazione. Sto cercando un alloggio ma non è facile, mio figlio qualche notte è sceso all’ingresso è vero, soffre a volte di insonnia, ma indossando le ciabatte e se ha acceso la televisione al piano terra l’ha tenuta con il volume molto basso. Personalmente ho parlato con altri ospiti e da nessuno ho ricevuto lamentele sul disturbo causato da lui». Alla Casa San Camillo arrivano da tutta Italia, molti dal sud, la tariffa è di 15 euro al giorno, con spazi comuni come la cucina. Ogni anno vengono registrate un migliaio di persone, anche pazienti sottoposti a terapie mediche, in regime ambulatoriale o day hospital, purché autosufficienti. Questa vicenda non scalfisce la storia della San Camillo che grazie all’opera di una ventina di volontari ha accolto migliaia di persone in difficoltà che non avrebbero potuto permettersi un hotel. La pulizia delle stanze e del bagno è affidata agli ospiti, come quella della cucina, quando viene usata, mentre quella degli spazi comuni è curata dalle volontarie. (c.bel.)



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