Caffè Pedrocchi, evitata la fuga di “F&de group”

La società milanese pronta a lasciare la gestione, già inviata la lettera di disdetta La mediazione di Colasio: «Plateatico ampliato e accordi con la Soprintendenza»
Lo scorso 28 febbraio avevano mandato una lettera di disdetta. Martedì scorso hanno sottoscritto un’integrazione della concessione. Sarà sempre la F&de group srl di Milano a gestire il Pedrocchi. Lo storico caffè di Padova rimarrà aperto grazie alla società milanese di Ermes Fornasier e Marcello Forti, con un plateatico più ampio e un rapporto più “facile” con la Soprintendenza.


Per ricomporre la rottura è servita l’opera di mediazione dell’assessore alla Cultura Andrea Colasio, coadiuvato da quello al Patrimonio Andrea Micalizzi. «Con la precedente amministrazione i rapporti erano difficili, non c’era collaborazione né apertura culturale – racconta Colasio – Noi abbiamo deciso da subito di puntare sulla valorizzazione della presenza del Pedrocchi in città. E siamo riusciti a recuperare un’intesa».


F&de group è subentrata nella gestione del Pedrocchi nel gennaio 2014, con un contratto di concessione per 15 anni. Ma già dopo tre erano pronti a «fuggire». Troppo difficile gestire un bar che è anche un monumento storico, richiede cautela e rispetto. Troppi contrasti con la Soprintendenza, per un utilizzo ritenuto non corretto delle sale e del plateatico. Era arrivato, ad esempio, il divieto di portare auto nel plateatico. Cosa che solitamente avveniva in occasione di manifestazioni come la “Mille miglia” o rassegne di vetture storiche. Un problema che è stato risolto con l’ampliamento della concessione anche al “plateatico basso”, cioè la parte di piazzetta Pedrocchi. «Ci sarà un’opera di mediazione con la Soprintendenza per il giusto rispetto dell’area», sottolinea Colasio.


Poi l’episodio, un anno fa, di una dipendente che durante una festa improvvisa un ballo salendo sul bancone scanalato in marmo nella parte storica dello “stabilimento” jappelliano. È stato vissuto quasi come un “affronto” da parte di chi deve tutelare il monumento. La soluzione sarà in alcuni corsi di formazione che i funzionari della Soprintendenza terranno per i dipendenti: vere e proprie indicazioni su come rispettare l’edificio.


Nulla cambia invece dal punto di vista economico-finanziario. La convenzione prevede che una quota degli incassi sia versata al Comune, che ogni anno incassa circa 300 mila euro. Ma ne sta spendendo molti di più per i lavori di ristrutturazione. Sia per le facciate esterne che per le sale del piano nobile. «Abbiamo accelerato i lavori anche per mettere in condizione la società di lavorare meglio – sottolinea Colasio – Inseriremo l’impianto di aria condizionata in Sala Rossini, per usarla d’estate. E grazie a uno sponsor sistemeremo la Sala bianca. Nei prossimi mesi valuteremo il progetto di trasformare il secondo piano in foresteria di lusso».


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