Calzature, il made in Padova vale 325 milioni di esportazioni

PADOVA. Le esportazioni del settore calzaturiero padovano tornano a superare i livelli pre-crisi. Dall’analisi condotta da Assocalzaturifici, e diffusa ieri sull’export del settore a livello...

PADOVA. Le esportazioni del settore calzaturiero padovano tornano a superare i livelli pre-crisi. Dall’analisi condotta da Assocalzaturifici, e diffusa ieri sull’export del settore a livello nazionale, il 2016 si è chiuso con un aumento medio del 2,4% dell’export nazionale rispetto al 2015, che sfiora i 9,2 miliardi di euro, tra calzature finite e componentistica.

Se nel 2008 da Padova hanno superato i confini nazionali calzature e accessori per 317 milioni, nel 2016 sono stati 325 milioni. In mezzo si è però registrato un crollo a 246 milioni (nel 2009), per poi risalire nei due anni successivi e scendere ulteriormente nel 2015. Se guardiamo le importazioni nel 2008 per Padova erano 178,12 milioni, quasi raddoppiate 8 anni dopo: 332,90 milioni (+2,5% sul 2015).

«Da tempo la nostra realtà sta meno peggio delle altre, per fortuna criticità importanti non ci sono, sul fronte occupazionale la cassa integrazione è in calo di circa il 30%» commenta il presidente dell’Acrib Siro Badon, titolare del calzaturificio De Robert Calzature di Saonara. «Anzi per alcune aziende si è aperta la “caccia” all’operaio specializzato». In Riviera del Brenta coesistono calzaturifici con marchio proprio e terzisti per i grandi nomi del lusso, per lo più francese. La destinazione principale dell’export dalle province di Padova e Venezia insieme è la Francia con 215 milioni (+8,8% sul 2015), poi la Svizzera con 149,98 milioni (+23,1%), la Germania con 79,96 (-14%) e Regno Unito 34,14 milioni (-2,2%). Il totale export si è attestato a 761,96 milioni (+3,7%). Le importazioni delle province di Padova e Venezia per calzature o parti nel 2016 è stato dalla Cina pari a 85,38 milioni (+2,4%), Belgio 84,95 milioni (+0,8%), Romania 52,60 (+9%) e Spagna 24,78 milioni (+16,9%). Il Veneto è risultato anche nel 2016 la prima regione per export, con un’incidenza del 27% sul totale Italia, seguito da Toscana (21%) e Marche (15,8%). Assieme queste tre regioni coprono quasi i due terzi del fatturato estero nazionale (64,2%).

Nicola Brillo

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