Capannone dissequestrato ora c’è l’accusa di omicidio

L’area è dissequestrata. Ieri pomeriggio il procuratore aggiunto di Padova, Valeria Sanzari, ha firmato il provvedimento che restituisce alla proprietà la piena disponibilità del capannone delle Acciaierie Venete, palcoscenico dell’incidente avvenuto il 13 maggio scorso e costato la vita a un lavoratore, Sergiu Todita, mentre il collega Marian Bratu resta in condizioni gravissime.
La svolta. Da ieri una nuova contestazione nei confronti dei sette indagati: oltre ai reati di lesioni gravissime e violazione di una serie di norme in materia di sicurezza sul luogo di lavoro, c’è anche l’accusa di omicidio colposo. Sotto inchiesta sono finiti Alessandro Banzato, amministratore delegato e presidente di Acciaierie Venete (difensori gli avvocati Barbara Bisinella e Piero Longo); Giorgio Zuccaro, direttore dello stabilimento (avvocato Gianni Morrone); Vito Nicola Plasmati, amministratore delegato di Hayama Techservice di Fagagna (Udine); Giampietro Benedetti, presidente di Danieli di Udine, Giacomo Mareschi Danieli e Alessandro Trivillin, consiglieri di Danieli, Dario Fabbro legale rappresentante di Danieli di Brescia (avvocato Maurizio Miculan).
La consulenza tecnica. Nella serata di martedì il professor Franco Bonollo e il collega Giovanni Meneghetti, ordinari all’università di Padova a Ingegneria (gli esperti nominati dal procuratore Sanzari, titolare dell’inchiesta) hanno concluso tutti i rilievi nello stabilimento alla presenza dei consulenti di fiducia degli indagati. L’area è ora libera, tuttavia restano sotto sequestro il carroponte e la siviera che si sarebbe staccata in seguito alla probabile rottura di un perno: questo macchinario e i pezzi rotti sono stati trasferiti altrove a disposizione dei tecnici che proseguiranno le verifiche. A provocare l’incidente sarebbe stata la caduta della siviera contente 90 tonnellate di acciaio fuso a temperature fino a 1500 gradi. Acciaio i cui schizzi hanno investito quattro lavoratori: due feriti lievemente, gli altri in modo gravissimo. Ora proseguiranno gli approfondimenti dei consulenti che hanno attestato al magistrato come non ci sia più la necessità di eseguire altri rilievi in loco. Per la ripresa dell’attività dovranno essere svolti interventi di messa in sicurezza seguiti da un sopralluogo di Spisal e Vigili del fuoco.
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