Capannoni usati come deposito rifiuti: «Rischio incendi, il blitz nel Veneto»

Scarti tessili provenienti da Prato stoccati in edifici industriali rimasti vuoti per la crisi: arrestato un trevigiano, tutti gli indagati

PADOVA. Scarti tessili abbandonati in capannoni industriali. Rifiuti speciali sistemati nei sacchi neri e accatastati negli stabilimenti svuotati dalla crisi economica e affittati al miglior offerente. Funzionava così, secondo i carabinieri forestali di Modena, un traffico illecito di rifiuti speciali, molto costosi da smaltire e provenienti dal comparto tessile di Prato: i militari hanno arrestato due persone (ai domiciliari) considerate a capo dell’organizzazione criminale che su questa violazione ci aveva costruito un’attività imprenditoriale. Perquisizioni sono state eseguite anche in alcuni capannoni delle province del Veneto: nel padovano a Monselice, Solesino e Bovolenta, a Treviso, Scorzè (Venezia), Rovigo, Quinto Vicentino (Vicenza) e Rivoli Veronese (Verona).

I nomi

 


Provvedimento di arresto per Alessandro Gnaccarini, 53 anni, di Viadana (Mantova) e per Gianluca Vendrasco, 40 anni, nato a Asolo (Treviso), residente Pianoro (Bologna). Poi una sfilza di indagati, di fatto gli intestatari dei contratti d’affitto dei capannoni usati come discariche: Mirco Lorenzon, 49 anni, nato Treviso e residente a Silea in vicolo belvedere; Paolo Bonistalli, 61 anni, residente a Castagneto Carducci (Livorno); Marius Anastase Constantinide, 51 anni, romeno, irreperibile; Morris Vanelli, 50 anni, residente a Valsamoggia (Bologna); Giorgio Sasso, 67 anni, nato a Sanremo, senza fissa dimora; Gian Mauro Formenti, 57 anni, di Coccaglio (Brescia); Giovanni Battista Bassan, 60 anni, nato a Cartura, residente a Solesino in via Arzere; Francesco Papadia, 64 anni, residente a Monselice in via Galilei; Giuseppe Ricci, 62 anni, di Modena; Stefano Zanella, 53 anni, nato a Maserà e residente a Tribano in via Mazzini; Olmes Vaccari, 74 anni, residente a Nonantona (Modena); Claudio Francescato, 40 anni, nato a Camposampiero e residente a Novara; Mirco Campagnari, 52 anni, di Caprino Veronese; Michele Campagnari, 49 anni, di Caprino Veronese; Massimiliano Campagnari, 46 anni, di Caprino Veronese; Ramadan Abdelmohsen Abouzeid Ahmed, 42 anni, residente Monselice in via Pignara. L’inchiesta, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Bologna, ha portato alla perquisizione e al sequestro di 24 siti.

L’indagine

Tutto inizia con un controllo del luglio 2018 a Pavullo (Modena): i carabinieri forestali trovano in un capannone industriale circa 2.500 metri cubi di rifiuti tessili. Decidono di approfondire e scoprono che non è un caso isolato ma che lo stesso metodo viene usato anche in molte altre località del Veneto. Le indagini, con intercettazioni e videosorveglianza, ricostruiscono lo smaltimento illecito dei rifiuti speciali ottenuti dalle lavorazioni tessili, cascami e ritagli, che venivano classificati illecitamente, per eludere i controlli, come materia prima secondaria o sottoprodotto. Venivano poi trasportati nei capannoni e i proprietari, a un certo punto, erano costretti anche ad accollarsi tutte le spese di smaltimento e recupero. I due arrestati sono accusati di aver pianificato e gestito il tutto, attraverso società di cui avevano l’utilizzo e il controllo senza ricoprire in esse alcuna carica o ruolo: i reali rappresentati legali o titolari firmatari sono risultati essere semplici prestanome.

Dell’organizzazione facevano parte anche autotrasportatori e altre persone impiegate come manovalanza nei capannoni, di solito dipendenti delle aziende. Sono stati sequestrati 9 mila metri cubi di rifiuti speciali, ma si ritiene che il quantitativo smaltito sia di molto superiore.

Rischio incendi

«L’operazione che abbiamo condotto sullo smaltimento illecito dei rifiuti speciali ottenuti dalle lavorazioni tessili provenienti da Prato, ha riguardato una tipologia di rifiuti speciali che diventa pericolosa soprattutto, come abbiamo visto in altre occasioni, per quel che riguarda gli incendi che spesso in accumuli del genere poi si sviluppano» dice il maggiore Laura Guerrini, comandante del Nucleo investigativo di polizia ambientale e forestale di Modena. «Per smaltire simili quantità di rifiuti speciali sarebbero necessari centinaia di migliaia di euro ed è proprio per questo che il canale illecito si era attivato, al fine di evitare spese consistenti». —


 

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