Capovolta, di vetri o formiche La penisola vista dagli artisti

Il soggetto Italia come medium per un messaggio dell’artista non è nuovo nel panorama dell’arte contemporanea italiana. Le Italie più celebri sono comparse nell’Arte povera e concettuale a firma di Luciano Fabro negli anni Sessanta. La forma era quella geografica ma mutavano i materiali: vetro, pelliccia, carta. A parete, a terra, infilzate da un’asta, le Italie di Fabro sono state installate in una gran varietà di mostre e di spazi monumentali. Le più celebri pendono dall’alto, sono sospese a testa in giù e sono in bronzo dorato. a gravità capovolta, il sangue alla testa, il sud al posto del nord, una forma arcinota che stupisce, interroga e si ricarica di significati. Il tema è il nostro stivale com’è oggi e com’è stata negli ultimi decenni.
Michelangelo Pistoletto ha costruito un contenitore in legno a forma di grande Italia e l’ha riempito di detriti che ha raccolto girando per l’Arsenale di Venezia. L’installazione si poteva ammirare infatti al Giardino delle Vergini alla Biennale di Architettura del 2012.
Emilio Isgrò vede l’Italia ora scandita dai suoi segni di cancellazione, ora composta da formiche: Stefano Arienti l’ha rappresentata con centinaia di piccoli pezzi di vetro.
Pesce ha scelto di metterla in croce, modellando l’ammasso di resina poliuretanica (la sua materia molle prediletta) come se fosse carne sanguinante che gocciola. L’Italia in croce, opera che ha 40 anni, è stata esposta in molte occasioni, il messaggio è chiaro, l’impatto diretto: carne viva e frantumi a terra che ben poco lascia all’immaginazione.
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