Catasto, cresce lo scandalo Tremano 30 professionisti

Si allarga l’inchiesta sull’ex Catasto, tremano decine di professionisti tra geometri e architetti che erano soliti pagare l’impiegata infedele per avere mappali in tempi rapidi, anzi all’istante. Il pubblico ministero Sergio Dini ipotizza per tutti la corruzione. In questi giorni sono stati interrogati altri due professionisti sorpresi a pagare Fabrizia Begelle, 58 anni, residente a Ponte San Nicolò, agli arresti domiciliari e sospesa dal servizio nell’ufficio pubblico. I due geometri hanno ammesso che le cose con la Begelle «andavano avanti così dal 2009». «Tutti sapevano che con lei funzionava in quel modo, anche se era lei che chiedeva il denaro», hanno dichiarato. E così il magistrato ha ora una sfilza di nomi, una trentina, di professionisti che avrebbero pagato la funzionaria dell’ex Catasto (ora assorbito dall’Agenzia del territorio che fa parte dell’Agenzia delle entrate, uffici in via Turazza).
Per geometri o architetti, alle prese ogni giorno con mille cose da fare, attendere ore all’ex catasto era un’agonia. Una copia di frazionamento in originale o un estratto di mappa costa dai 40 ai 50 euro tra bolli e diritti, inoltre se il documento lo richiedi oggi, vai a ritirarlo tra 4-5 giorni. Perché allora non dare 10 o 20 euro all’impiegata, che poi, era lei a chiederli e ritirare tutto subito con un maxi sconto? Se tra i professionisti molti sapevano che con la Begelle si aveva l’estratto subito e “in nero” è possibile che all’interno del catasto, anche tra i colleghi che lavoravano nello stesso ufficio con lei, nessuno avesse mai notato nulla? L’inchiesta mira ad accertare pure questo.
Si calcola che, nell’arco di un anno, la dipendente possa aver incassato tra i 25 e i 30 mila euro, oltre ovviamente al suo stipendio. E senza contare le entrate dai professionisti ora nel mirino. Il 13 dicembre scorso il giudice che aveva convalidato l’arresto avvenuto in flagranza, ha ritenuto che esistesse il pericolo di reiterazione del reato. Il giochetto, apparentemente perfetto, messo in piedi dalla cinquantottenne (ancor oggi agli arresti domiciliari nella sua abitazione di Ponte San Nicolò) si è rotto quando uno dei professionisti che quasi quotidianamente si recava all’ex Catasto, ha deciso di denunciare una situazione ritenuta intollerabile. Immediato è scattato il blitz. I carabinieri coordinati dal tenente Vito Franchini e dal capitano Angelo Pisciotta, hanno installato durante l’orario di chiusura degli uffici, verso i primi di dicembre, alcune microspie in corrispondenza del box dell’impiegata. Hanno creato poi un punto di ascolto dietro la parete in cartongesso, raccogliendo prove contro di lei. I risultati non hanno tardato ad arrivare. C’era chi chiedeva “quanto le devo”, chi invece si rivolgeva a lei dicendo “il solito?”. Lei ci scherzava e definiva il balzello “un caffè”. Certo, un caffè da 15-20 euro che a fine mese le valeva il raddoppio dello stipendio, esentasse.Quando i militari dell’Arma hanno ascoltato che un geometra e un architetto avevano pagato sottobanco hanno deciso di uscire allo scoperto e all’uscita entrambi sono stati bloccati. Inutile negare, hanno confermato di aver versato la “mancia” per avere tutto e subito.
L’impiegata è stata bloccata nella sua postazione e invitata a tirar fuori i soldi appena incassati. Prosegue anche il procedimento disciplinare dell’Agenzia delle Entrate che, assicura l’istituto «potrebbe concludersi con il licenziamento senza preavviso».
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