Cuneo salino, per realizzare la barriera sul Brenta mancano 7,5 milioni
La battaglia per impedire la risalita dell’acqua del mare lungo il fiume: ingente la cifra che ancora manca per la realizzazione dell’opera di cui si parla da vent’anni. Lo sbarramento fungerebbe anche come snodo viario alternativo alla Romea

Un intervento di vitale importanza per contrastare la crescente minaccia della risalita del cuneo salino, garantendo maggiore sicurezza anche all’area di Codevigo, Correzzola e Pontelongo.
La costruzione dello sbarramento antrintrusione salina sul Brenta è stato oggetto qualche settimana fa di un incontro tra il Consorzio di bonifica Adige Euganeo e il Comune di Chioggia: in testa all’agenda c’è soprattutto il percorso da intraprendere per il reperimento dei 7,5 milioni di euro che mancano per raggiungere il finanziamento necessario all’opera.
Il Comune di Chioggia ha avanzato un importante impegno: il sindaco Mauro Armelao ha confermato la disponibilità ad anticipare le somme necessarie, e dal canto suo il Consorzio si è impegnato a restituire quanto prima la somma, a testimonianza dell’urgenza di quest’opera per l’intero territorio. L’appello, alla fine dell’incontro, è stato diretto al Governo.
L’intrusione salina
Il fenomeno dell’intrusione salina è un processo naturale che vede l’acqua salata del mare penetrare negli estuari e risalire i corsi d’acqua dolce: rappresenta una sfida sempre più pressante per la costa veneta.
«Diversi fattori concorrono ad amplificare questo fenomeno, tra cui la portata dei fiumi e il livello delle maree», spiegano dall’Adige Euganeo. «In particolare, periodi di siccità prolungati, che riducono la quantità di acqua dolce proveniente da monte, e livelli di marea elevati favoriscono la propagazione dell’acqua salata anche per molti chilometri nell’entroterra».
Nel caso specifico dei fiumi Brenta e Bacchiglione, durante i periodi di scarsità idrica, l’acqua salata è presente in modo quasi permanente negli alvei, rendendo impossibile il suo utilizzo per l’irrigazione dei campi.
La situazione è ulteriormente aggravata dal fenomeno della subsidenza che caratterizza la costa veneta tra i fiumi Brenta e Adige. Per questo abbassamento del suolo, le aree agricole – è il caso di quelle del Piovese – si trovano ad una quota inferiore rispetto al livello del mare: l’ingressione marina non si limita a contaminare le acque dolci dei corsi d’acqua, ma si insinua anche nel sottosuolo attraverso gli alvei, salinizzando la falda acquifera e i terreni, con danni ingenti per l’agricoltura locale.
Fenomeno sempre più grave
Il fenomeno ha registrato un drastico peggioramento: se in passato la penetrazione non superava i 3 chilometri, sia nei periodi siccitosi del 2003 che in quelli del 2022, l’acqua salata è riuscita a risalire Brenta e Bacchiglione anche fino a 18 chilometri dalla foce.
«L’area interessata dall’aumento della salinità si estende su una superficie di almeno 25-30.000 ettari», è l’allarme lanciato dal Consorzio. I disagi per gli agricoltori si sommano al deprezzamento dei terreni agricoli, altro aspetto non banale.
La barriera antintrusione salina progettata dall’Adige Euganeo ha lo scopo di bloccare l’ingressione marina nei corsi d’acqua, preservando la qualità dell’acqua dolce a monte. «In secondo luogo, essa permetterà di trattenere una riserva idrica preziosa per l’irrigazione, soprattutto durante i periodi di siccità», assicurano dal Consorzio. «Un altro beneficio cruciale sarà l’impedimento della salinizzazione dell’acquifero lungo la fascia fluviale, proteggendo così una risorsa idrica fondamentale per usi potabili e agricoli. Infine, la realizzazione della barriera contribuirà a ridurre la richiesta di acque irrigue provenienti da bacini di alimentazione, che spesso si trovano anch’essi in crisi durante le stagioni secche».
Storia ventennale
Il primo progetto dell’opera è del 2004, anche basandosi sugli studi del Consiglio Nazionale delle Ricerche che confermarono la gravità della situazione e la bontà dell’intervento: all’epoca furono garantiti 15 milioni di euro dal Ministero dell’Agricoltura.
Un aggiornamento richiesto in particolare dalla Regione fece aumentare la spesa a 20 milioni, ma nel 2014 una serie di ricorsi presentati da alcune società nautiche locali causarono una battuta d’arresto all’opera.
Le beghe legali sono state archiviate nel 2021 ed è da allora che si fanno i conti: all’appello mancano 7,5 milioni di euro per avviare i lavori. L’unico soggetto finanziatore ad aver impegnato contabilmente la propria quota è il Comune di Chioggia, che peraltro ha confermato anche la disponibilità – pur con rassicurazioni di restituzione – ad anticipare la somma totale.
Appello al Governo
Regione e Consorzio di bonifica Adige Euganeo ora guardano con fiducia al Ministero delle Infrastrutture per assicurarsi la cifra mancante: «Lo sbarramento, infatti, assumerebbe un ruolo cruciale anche come snodo viario alternativo alla strada statale 309 Romea, contribuendo in modo significativo all’alleggerimento del traffico locale e turistico», è l’altra motivazione che tira in ballo il Mit.
«L’auspicio espresso è che l’appello al Ministero possa trovare una risposta positiva, permettendo di sbloccare i fondi necessari e avviare finalmente la realizzazione di questo progetto cruciale per la salvaguardia dell’agricoltura, dell’ambiente e della mobilità nella regione», chiudono dall’Adige Euganeo.
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