Cavalli e Gomez analizzano il fenomeno «Andreotti»

PADOVA. Si definisce uno dei pochi consiglieri regionali della Lombardia che entra scortato dai carabinieri e non esce portato via dai carabinieri. Giulio Cavalli e Peter Gomez insieme a Palazzo della Ragione per discutere di Andreotti e di andreottismo. «Dentro la vicenda di Andreotti c'é tantissimo della storia di oggi. Però non si possono non conoscere quei fatti. Servono per comprendere ciò che sta accadendo oggi. Non voglio far parte dei rottamatori, ma in questo i nostri padri hanno sbagliato, perché hanno permesso che tutto venisse prescritto, non si sono indignati. E anche la cultura di allora ha sbagliato, perché non ha reso potabile quella storia all'opinione pubblica. Non renderla interessante, fruibile per tutti, ha permesso di farla finire nel dimenticatoio».
Cavalli, autore di «L'innocenza di Giulio, Andreotti e la mafia», sostiene che «Legittimare l’illegalità è la sfida della politica italiana». La vicenda Andreotti è il simbolo di una storia che parte da lontano, sale su fino agli albori della Repubblica e scivola fino a oggi, alle leggi fatte apposta per fermare i processi e alla prescrizione dei reati. «Prescritto è diventato sinonimo di innocente», anche di più, come dice nella prefazione del libro Gian Carlo Caselli: «La stragrande maggioranza dei cittadini italiani è convinta che Andreotti sia vittima di una persecuzione che lo ha costretto a un doloroso calvario per l’accanimento giustizialista di un manipolo di manigoldi».
Ma secondo l'autore la realtà è ben diversa. Giulio Cavalli se ne assume il carico tirando le fila del processo Andreotti con questo libro che «mette la verità davanti alla giustizia, perché la verità non va mai in prescrizione». Cavalli ieri sera ha annunciato di essere stato querelato da Andreotti. «La strategia del mio avvocato? Aspettiamo... Sia mai che arrivi la prescrizione ad illuminarci».
Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova