Censimento dei capannoni abbandonati contro il rischio delle ecomafie a Padova

Bruciano i capannoni abbandonati nell’Italia delle ecomafie. Bruciano da nord a sud e per questo gli apparati di sicurezza corrono ai ripari. I carabinieri del comando provinciale di Padova hanno avviato il monitoraggio di tutti gli edifici abbandonati del territorio, perché è lì che le organizzazioni possono stoccare rifiuti pericolosi per poi appiccare il fuoco. Nella sola giornata di ieri, nel territorio della Bassa padovana, ne sono stati censiti 43.
L’attività è coordinata dalla Prefettura di Padova. L’obiettivo è contrastare il traffico illecito di rifiuti che spesso vede coinvolta la criminalità organizzata alla forsennata ricerca di siti in cui stoccare materiali nocivi. Il business è tristemente noto, perché consente di liberarsi dei prodotti di scarto evitando di sostenere i costi elevati dello smaltimento. Una volta accumulati i rifiuti viene appiccato il fuoco e questo provoca spesso disastri ambientali. Inoltre, spiega un investigatore dell’Arma, nella maggior parte dei casi i capannoni sono assicurati contro l’incendio per cui viene messa in atto anche una truffa assicurativa.
Nel 2016 sono stati quasi 26 mila i reati ambientali accertati, 71 al giorno, circa 3 ogni ora, come riporta Legambiente nel suo dossier. Dal rapporto emerge che circa il 45% dei reati sono concentrati nelle quattro regioni a tradizionale insediamento mafioso (Campania, Sicilia, PugIia e Calabria).
Vengono poi Lazio, Toscana e Liguria, che insieme rappresentano oltre il 20% del totale degli illeciti. Il Veneto conta circa il 3,3% dei reati nazionali, in linea con l’Emilia-Romagna e un po’ meno che la Lombardia.
Ieri mattina l’elicottero del 14° Nucleo Elicotteri Carabinieri di Belluno ha sorvolato vaste aree della provincia per un monitoraggio, dall’alto, di tutti i capannoni industriali sfitti o abbandonati. Lo scopo è quello di contrastare questo pericoloso fenomeno e quindi scoprire se anche in provincia di Padova vengono stoccati rifiuti pericolosi, magari approfittando di edifici abbandonati da tempo.
Il servizio si è concentrato sul territorio di competenza delle compagnie carabinieri di Abano e Este, quindi da Maserà a Casale di Scodosia, passando per Monselice, Este e Masi. In tutta questa fetta di territorio sono stati individuati dall’alto 43 capannoni all’interno dei quali non viene più svolta alcuna attività. In tutti i casi l’accertamento è stato completato mandando sul posto anche le gazzelle dell’Arma.
Sempre secondo il dossier di Legambiente nel 2016 sono stati ben 17 mila i capannoni fuorilegge, concentrati prevalentemente sulle coste pugliesi, siciliane e calabresi. Il traffico dei rifiuti ha visto chiudere 346 inchieste, con 48 tonnellate di rifiuti sequestrati e 914 aziende coinvolte. Per dare un’idea dell’estensione globale del fenomeno, sono 37 gli stati esteri coinvolti nei traffici illegali di rifiuti scoperti, di cui circa un terzo sono in Africa.
Nel 2016 il business dell’ecomafia è stato stimato in circa 13 miliardi di euro. «La corruzione resta al cuore del problema» evidenzia Antonio Pergolizzi, che ha curato il rapporto stilato a livello nazionale. «Sono 76 le inchieste in cui reati ambientali si sono intrecciati con fenomeni di corruzione e hanno portato a 320 arresti e 820 denunce. Succede un po’ dappertutto».
Per questo a Padova si punta a prevenire. —
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