Centro islamico, “sì” del Consiglio di Stato

CITTADELLA. Pure il Consiglio di Stato dà ragione ai musulmani, che possono continuare a pregare nel capannone di via Pascoli a Cittadella, in Borgo Vicenza. La querelle finisce con un secco 2-0,: entrambi i giudici amministrativi hanno infatti dato ragione all'associazione islamica Asar, bocciando il Comune. Solo una partita finisce con un pareggio: le spese legali saranno divise a metà per la «controvertibilità delle questioni giuridiche sottese», osserva l'avvocato del Comune Alberto Cartia. La vicenda si era aperta a giugno del 2014, quando con un'ordinanza l'amministrazione guidata allora dal sindaco Giuseppe Pan aveva bloccato l'uso della struttura come centro culturale islamico, sostenendo che si trattava di attività incompatibile con la destinazione d'uso produttiva dell'edificio. Ma il tribunale amministrativo aveva sospeso il provvedimento, non ravvedendo fondamento dell'ordinanza e più di un anno fa si era pronunciato nel merito con la sentenza. Era scattato l'appello ed il giudice amministrativo di secondo grado - nel motivare la decisione - si è attenuto esplicitamente alla normativa urbanistico-edilizia, ribadendo che la preghiera non comporta «un maggior peso urbanistico effettivamente incidente sul tessuto urbano». «I referti dei vigili del fuoco e della polizia municipale», si legge nella sentenza, fanno generico riferimento all' «uso probabilmente religioso dell'immobile», al numero dei «frequentatori colti in preghiera», quantificati in «un centinaio», maggiore rispetto al numero totale degli iscritti all'associazione, pari a 70 associati. Ma non indicano in che misura l'attività dispiegata dall'associazione all'interno del capannone abbia effettivamente inciso sui servizi della zona. Il vicesindaco reggente Luca Pierobon prende atto e rinuncia a quella che ai più era sembrata una crociata leghista: «La partita si chiude qui. Ma ribadisco che questa non è una zona artigianale, ma residenziale, e gli abitanti del quartiere lamentano movimenti anche dopo l'una. Andrò ad incontrare le persone, raccogliendo timori e preoccupazioni». Pan aveva annunciato che avrebbe battagliato anche davanti al presidente della Repubblica, Pierobon non è dello stesso avviso, ma fa notare che «dalla decisione sulla ripartizione delle spese si può dedurre che il problema che avevamo sollevato non era campato in aria». (s.b.)
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