Cercando l’acqua (e la vita) su Giove

Traslocheremo un giorno sui suoi satelliti? Un team al lavoro, lo coordina l’Università di Padova
Di Aldo Comello
March 1979 --- A composite of Jupiter and its four Galilean moons, taken by the Voyager I space probe. Io (upper right) is closest to Jupiter, followed by Europa, Ganymede, and Callisto (lower left). --- Image by © CORBIS
March 1979 --- A composite of Jupiter and its four Galilean moons, taken by the Voyager I space probe. Io (upper right) is closest to Jupiter, followed by Europa, Ganymede, and Callisto (lower left). --- Image by © CORBIS

Pianeta abitabile cercasi. Con questo slogan prende il via una serie di ricerche astronomiche interne ed esterne al sistema solare, sotto due impulsi: sappiamo che nell’universo osservabile ci sono 250 miliardi di galassie, sappiamo che la nostra galassia è un ammasso di 250 miliardi di stelle. La legge delle probabilità ci dice che esistono almeno un milione di civiltà tecniche, alcune potrebbero bussare alla nostra porta. Sappiamo anche che tra qualche miliardo di anni il sole si spegnerà dopo essersi espanso in una apocalittica esplosione. Pensare a un “trasloco” è fantascienza e comunque c’è tempo. Sondare l’abitabilità dei pianeti è interessante e ragionevole.

Si conclude oggi a Padova una tre giorni di incontri con il team internazionale che esplorerà Giove e i tre satelliti medicei scoperti da Galileo tra l’autunno e l’inverno del 1609 esplorando il cielo sopra la basilica del Santo con un cannocchiale da 30 ingrandimenti. È stata presentata la missione spaziale Juice che si propone di confermare la presenza di un oceano sotto la superficie ghiacciata di Europa, Ganimede e Callisto.

La massa di Giove (778.500.000 chilometri dal Sole) è 318 volte più grande di quella della Terra e 468 volte quella degli altri pianeti del sistema solare. Si dice che Giove, con la grande macchia rossa che brilla sulla superficie gassosa che avvolge il nucleo di roccia, sia una “stella fallita” che non ha raggiunto la massa critica necessaria, altrimenti avremmo un sistema con due soli. Giove con i suoi satelliti sviluppa un fortissimo campo magnetico, un pozzo gravitazionale che ne fa lo spazzino del sistema. Nel 1994 gli osservatori astronomici seguirono l’inquietante spettacolo della collisione della cometa Shoemaker-Levy con Giove, un vero e proprio magnete per le comete periodiche, attirate nella sua orbita come falene dalla luce. Ora gli astrofisici sono diventati rabdomanti, cercano l’acqua nel cosmo, nel ventre dei pianeti, acqua segno di vitalità, condizione necessaria per qualsiasi ciclo vitale.

Gabriele Cremonese dell’Osservatorio astronomico di Padova: «L’obiettivo del programma selezionato dall’Esa Agenzia Spaziale Europea è quello di esplorare Giove, il più grande pianeta del sistema solare e i suoi satelliti ghiacciati. Per registrare l’impresa sarà costruito da un team internazionale guidato dall’Università Parthenope di Napoli, il telescopio Janus la cui realizzazione è affidata a un consorzio di Università e istituti di ricerca italiani, tedeschi, spagnoli, britannici. L’Osservatorio astronomico di Padova e il Cisas dell’ateneo padovano sono responsabili del coordinamento scientifico».

La missione si propone di confermare la presenza di un oceano di acqua liquida sotto la pelle dei 3 satelliti di Giove in particolare su Europa dove l’acqua si troverebbe a pochi chilometri dalla superficie, malgrado la temperatura di - 150°. Juice verrà lanciata nel 2022 e arriverà su Giove nel 2030.

Ieri a Padova è intervenuto lo scienziato della Nasa Jim Bell. Ha detto che la situazione di Europa assomiglia a quella del nostro pianeta milioni di anni fa. Il satellite ha una atmosfera leggera. Qui e su Giove c’è una forte attività elettrica e questo, unito alla presenza dell’acqua può far pensare a una condizione favorevole alla nascita della vita. «John Culberson, senatore del Texas» riferisce Bell «si è innamorato di Europa ed è riuscito a far pressione sul presidente Obama. Per cui la Nasa sta organizzando una missione e mettendo a punto strumenti sofisticati per l’esplorazione di Europa».

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