Presidenza del Senato, chi è Elisabetta Casellati
PADOVA. Forse, quando assiederà allo scranno più elevato di Palazzo Madama, Elisabetta Alberti Casellati ripenserà a quella mattinata bollente.
Correva il 1994 a Cittadella allorché l’esordiente senatrice di Forza Italia fece capolino all’assemblea delle Officine e l’incipit del suo intervento - «Vi capisco, anch’io temo per la mia pensione» - scatenò la reazione furiosa degli operai licenziati, a fatica trattenuti da un cordone di carabinieri, lesti poi a scortare l’imprudente parlamentare all’auto blu.
Altri tempi, per carità.
Silvio Berlusconi, nell’anno della sua trionfale discesa in politica, vuole la padovana in lista non in virtù del gradevole aspetto ma alla luce di credenziali impeccabili: laureata in giurisprudenza e in diritto canonico nella Pontificia Università Lateranense, ricercatrice universitaria, avvocatessa specializzata nelle cause di nullità matrimoniale presso la Sacra Rota, alfiere femminile del cattolicissimo Cif, Casellati vanta ampi contatti e consensi radicati nella borghesia urbana delle professioni, in linea con l’obiettivo del nascente “partito liberale di massa” coltivato dal Cavaliere.
Da allora, la giurista trascorrerà cinque legislature nell’aula senatoria, alternando incarichi di governo - sottosegretario alla Salute e alla Giustizia - a compiti di presidente e capogruppo in commissione.
Un cursus honorum intrecciato all’asse con Niccolò Ghedini, l’avvocato-stratega di Arcore, che induce un Giancarlo Galan all’apice del potere a tributarle il titolo di «madre nobile di Forza Italia in Veneto».
Fino al 2014, è il 15 settembre, quando le Camere in seduta comune la eleggono membro laico del Consiglio Superiore della Magistratura, in quota azzurra.
Una poltrona pregiata, abbandonata con sei mesi d’anticipo per candidarsi, il 4 marzo scorso, al sesto mandato in Senato: blindatissima, schierata in più collegi, è rieletta a Venezia.
«È con vera commozione che lascio un incarico di così grande prestigio, con l’impegno di continuare a battermi per quei principi fondanti della nostra democrazia», il messaggio di congedo dal Csm.
Ora, a
71 anni ben portati, il balzo più ambizioso e delicato: l’approdo è la seconda carica della Repubblica. Tra i berlusconiani sembra in pole position Paolo Romani ma la sua fedina sconta una condanna per peculato e nell’estenuante trattativa sotterranea tra forzisti, Lega e 5 Stelle, questi ultimi oppongono un veto drastico. È l’ora di donna Elisabetta: a candidarla alla successione di Pietro Grasso, nelle segrete stanze di Palazzo Grazioli, è il vecchio amico Ghedini. Ad annuire, una volta ancora, è l’inossidabile Silvio.
Il direttore d'orchestra Alvise Casellati sbarca alla Fenice
Elisabetta Alberti è sposata a Giambattista Casellati, avvocato matrimonialista, madre di Ludovica e Alvise, direttore d'orchestra.